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I fratelli Cohen tornano ai loro fasti con un film secco e disperato

Non è un paese per vecchi

Tratto dall’omonimo romanzo di Corman McCarthy


di Roberto Leggio


Non c’è più posto dove andare. Il paese dei padri, delle opportunità, dei “vecchi” coloni, non esiste più. E’ stato cancellato dalla violenza, dal “soldo” facile, dalla mancanza di moralità. Una frase lo riassume benissimo “Quando non si dice più buongiorno e per favore, vuol dire che i tempi sono cambiati”. La recita il disilluso sceriffo Tommy Lee Jones, convinto che il mondo che conosce è destinato alla malora, intriso di sangue e follia. No, l’America, non è più un paese per vecchi, ma solo per morti-viventi. Un paese dove le pistole hanno più valenza delle parole. In pratica un universo al collasso e allo sfacelo totale. La “rovina” del film è quello che “insegue”, l’ingenuo Llewlyn Moss, uomo comune che nel deserto, sul palcoscenico di un vero massacro, trova una valigetta con due milioni di dollari. Pur essendo una persona onesta (e consapevole di quello che potrebbe accadere), decide di tenere i soldi con sé. La decisione innesta una reazione a catena ed egli è costretto a fuggire, inseguito da narcotrafficanti messicani e soprattutto da un “feroce” killer con un’assurda capigliatura, capace, pur di portare a termine la missione, di fare “terra bruciata” attorno a sè. Nel marasma si insinua lo sceriffo Bell, conscio di non poter arginare la spirale di violenza che ha infiammato la sua terra.


Non è un paese per vecchi, è un noir, ma forse non lo è affatto. Più che altro è la radiografia della deriva del presente, che i fratelli Joel e Ethan Cohen, tornati (finalmente) ai loro fasti, riescono a metaforarizzare attraverso un film secco e disperato, con momenti di suspance davvero sublimi. Tutta la vicenda è il “giusto” amalgama di lucida follia e brutalità, impostata soprattutto sul personaggio dello spietato killer (Javier Bardem, bravissimo), un vero “morto che cammina”, dispensatore di vita o di morte con il semplice lancio di una monetina. Ma anche sulla filosofia morale dello sceriffo, unico ad aver capito che le vecchie regole da qui in poi non saranno più le stesse. La trama è tratta dall’omonimo romanzo del premio Pulitzer Corman McCarthy, che i Cohen trattano con una passione felicemente sorprendente, conservandone i dialoghi alla lettera, cosicché la messa in scena diventa a sua volta racconto figurativo. Capolavoro d’autore, amaro e senza speranza, il film si appresta a fare man bassa di Oscar (ne ha ipotecati ben otto), ma più della futile valenza dei premi, Non è un paese per Vecchi è vero viaggio nell’anima umana. La più buia e irrazionale che ci sia.

Giudizio ****

"Non è un paese per vecchi" trionfa agli Oscar 2008
Coen pigliatutto
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“Non è un paese per vecchi”
Le regole giuste
L’America ha perso quei valori che l’hanno resa grande
Il west è sempre lo stesso: la fine dei valori, la prevalenza del danaro, la confusione delle regole portano ad un declino di quella società, nata dalla violenza ed alla quale sta ritornando.




(Venerdì 22 Febbraio 2008)


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