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Presenta "Colpo d'occhio", il nuovo film da regista

Sergio Rubini

Un triangolo amoroso dalle atmosfere noir


di Oriana Maerini


Roma. Sergio Rubini, al nono film dietro la macchina da presa, cambia registro. Dirige e co-interpreta un film di genere, dalle atmosfere noir. Colpo d’occhio, in uscita il 20 marzo, è, infatti, un thriller che si basa sull’incontro-scontro fra due figure speculari: il critico e l’artista. Al centro del film c’è la ricerca di un successo nobile inteso come il riconoscimento del talento. I due personaggi principali sono, da un lato, Adrian Scala (Riccardo Scamarcio), un giovane scultore bello e talentuoso; dall'altro Piero Lulli (Sergio Rubini), un uomo maturo che il principe dei critici d'arte, un uomo che riesce a creare o a distruggere la fama degli artisti. Il tutto condito in salsa noir sullo sfondo di triangolo amoroso visto che entrambi amano Gloria (Vittoria Puccini), un' avvenente ragazza che coltiva la passione per l’arte.
In questo film Rubini dà un'ottima prova non solo dietro la macchina da presa, ma anche nelle vesti di attore. La sua recitazione convicente e schietta come non si vedeva da tempo nel cinema italiano: un vero cattivo dal retrogusto metisfofelico, un uomo che vuole comprare l'anima di un giovane in cambio del successo.
Abbiamo incontrato il regista pugliese durante la conferenza stampa di presentazione del film al cinema Adriano che ha visto l'assalto da parte di numerose "scamarcine" in attesa del divo dagli occhi verdi.

Com’è nata l’idea del film?
Dall’incontro con Riccardo Scamarcio. Sapevo che lui, pugliese come me, mi stimava e desiderava fare un film come ma molto tempo, ma non avevo ancora trovato un ruolo adatto da affidargli. Comunque un giorno decisi, ugualmente di invitarlo a casa mia per parlare. Mentre lo aspettavo, ho formulato un’ipotesi mefistofelica: e se questo ragazzo che viene da me pensando di trovare un fratello maggiore, un punto di riferimento, trovasse invece un nemico, qualcuno disposto perfino a ucciderlo perché geloso del suo talento e la sua giovinezza? E se, dall’altro canto lui venisse da me non fini positivi ma con la volontà di portarmi via tutto al fine di raggiungere i suoi scopi? Queste domande rappresentano la genesi di Colpo d'occhio, l’idea che ne è alla base.



Quindi ha pensato che Scamarcio fosse adatto ad un ruolo di artista al negativo, ambizioso ed egoista?
Si, mi piace questa sua ambiguità: il fatto che, da un lato, sembra un ragazzino ma, dall’altro, ha già un appeal da uomo maturo. Insomma uno che riesce bene a simulare e la simulazione è alla base del mio film. Trovo che Riccardo, a dispetto dei film che ha interpretato finora, sia un attore compiuto, solido con una preparazione teatrale alle spalle. Nel film lui è il alter ego: incarna l'istintività, la leggerezza dell'artista contro la razionalità dell'intellettuale.

Lei è stato il primo a far spogliare integralmente Vittoria Puccini sul grande schermo?
Si, ma credo che la sua nudità non abbia nulla di volgare. Del resto l’avevo già spogliata in Tutte le donne della mia vita e avevo voglia di rifarlo. Ho scelto lei perché incarna una ragazza giovane che risulta credibile nel ruolo di un’ intellettuale".

Il suo film vuole essere una critica al cinico ambiente dell’arte?
No, io sono figlio di un ferroviere che dipingeva per diletto ed adorava gli impressionisti. Non so nulla d’arte moderna e non volevo esprimere una critica al mondo dell’arte o dei critici d’arte. Del resto io credo molto alla critica, anche a quella cinematografica. Sostengo che il conflitto artista/critico sia conflittuale ma necessario. All’inizio avevo pensato al mondo della musica, poi Scamarcio, che ha la madre pittrice, mi ha suggerito l’arte ed ho scelto la scultura. Per orientarmi in questo universo mi sono avvalso della consulenza di un vero curatore d’opere d’arte: Gianni Dessì. E’ grazie a lui che sono riuscito a contestualizzare la storia.



Il suo è un film che inaugura una stagione diversa nel nostro cinema, un modo nuovo di recitare….
Si, avevo in mente una pellicola con una recitazione un po’ impostata. Credo che in Italia, da troppo tempo si faccia un genere di film convenzionale con una sorta di “finto buttato via”.
Volevo cambiare registro ed ho concentrato gli attori sul dramma

Il cinema è una forma di analisi per lei?
Si, grazie al cinema mi sono ritrovato. Il cinema è un’esperienza compensativa come l’analisi: alla fine del film un regista si può scoprire diverso da quello che si immaginava d’essere e può rendere partecipe lo spettatore di qualcosa di privato, di autentico.

E’ vero che ha iniziato a recitare da bambino?
Si, ho iniziato con mio padre che faceva il ferroviere ma aveva l’hobby del teatro. La mia prima commedia era un testo di De Filippo. Io detestavo recitare perché mi sembrava una cosa noiosa, poi si sono trovato a fare l’attore grazie a questa esperienza.

Rubini in salsa noir
Colpo d'occhio
Ottimo thriller ambientato nel mondo dell'arte



(Lunedì 17 Marzo 2008)


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