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Viaggio nel mondo del precariato

Tutta la vita davanti

Un tema scottante che il film lascia irrisolto


di Roberto Leggio


La prima cosa che viene in mente è: “Quale futuro avranno i nostri figli in una società senza lavoro e senza traguardi?” Poi ci si pensa e si arriva al punto di dire che “Che non hanno tutto il tempo che vogliono per organizzarsi la vita!” E' triste. Drammatico. Precario. Proprio come il plot del nuovo film di Paolo Virzì, che con tono dolce amaro, racconta la generazione di precari i quali sopravvivono nel nostro paese, costretti a lavoricchiare per pochi euro al mese (400!), senza la certezza di un impiego duraturo. Un limbo quotidiano, pesante e senza via d'uscita. Un vero e proprio “Quarto Stato” che si avvia verso un futuro disperato, instabile, traballatte. Una radiografia tremenda che coinvolge migliaia di giovani di belle speranze. Bamboccioni o meno. Ma sempre giovani. Come Marta, neolaureata in filosofia che, non trovando di meglio, finisce a lavorare in un call center di una multinazionale produttrice di un “inutile” miracoloso pseudo macchinario per la depurazione dell'acqua. Sebbene a prima vista l'ambiente sembri giovane e dinamico, nasconde in realtà tutte le insidie ricattatorie insite nel precariato: danze motivazionali, sms mattutini, premiazioni e penitenze, in nome di uno sfruttamento giovanile, così precluso da risultare mostruosamente paradossale.



Figlio diretto della colta commedia all'italiana, Virzì dirige un film non facile, controverso e palesamente sadico. E' bravo a mettere sotto il microscopio una dramma contemporaneo, al limite del surreale e del grottesco e nel contempo terribilmente reale. Il film però pecca di un eccessivo “buonismo”, soprattutto in quel finale colmo di speranza pantografato da “speriamo che sia femmina”, forse perchè il futuro della nostra società è legato alle scelte “irrazionali” di una bambina che sarà donna. Così se la prima parte è quella più robusta, vissuta con molta lucidità e rabbia, la seconda spreca un climax catartico, non affrontando la rabbia di chi è (e sarà) costretto ad affrontare una vita senza illusioni. Ed il siparietto conclusivo con le note di Que sarà serà, finiscono per appesantire e lasciare senza risposta un dramma collettivo...

Giudizio**

La rossa precaria del film di Paolo Virzì
Isabella Ragonese
Colta, laureata e telefonista


Sul set del nuovo film di Virzì
Tutta la vita davanti
Nel cast Ghini e Mastrandrea



(Venerdì 28 Marzo 2008)


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