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![]() Viaggio nel mondo del precariato Tutta la vita davanti Un tema scottante che il film lascia irrisolto di Roberto Leggio La prima cosa che viene in mente è: “Quale futuro avranno i nostri figli in una società senza lavoro e senza traguardi?” Poi ci si pensa e si arriva al punto di dire che “Che non hanno tutto il tempo che vogliono per organizzarsi la vita!” E' triste. Drammatico. Precario. Proprio come il plot del nuovo film di Paolo Virzì, che con tono dolce amaro, racconta la generazione di precari i quali sopravvivono nel nostro paese, costretti a lavoricchiare per pochi euro al mese (400!), senza la certezza di un impiego duraturo. Un limbo quotidiano, pesante e senza via d'uscita. Un vero e proprio “Quarto Stato” che si avvia verso un futuro disperato, instabile, traballatte. Una radiografia tremenda che coinvolge migliaia di giovani di belle speranze. Bamboccioni o meno. Ma sempre giovani. Come Marta, neolaureata in filosofia che, non trovando di meglio, finisce a lavorare in un call center di una multinazionale produttrice di un “inutile” miracoloso pseudo macchinario per la depurazione dell'acqua. Sebbene a prima vista l'ambiente sembri giovane e dinamico, nasconde in realtà tutte le insidie ricattatorie insite nel precariato: danze motivazionali, sms mattutini, premiazioni e penitenze, in nome di uno sfruttamento giovanile, così precluso da risultare mostruosamente paradossale.
(Venerdì 28 Marzo 2008) |
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