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Il regista più spirituale d'America parla del suo ultimo film

M. Night Shyamalan

"Con il cinema esorcizzo le mie paure"


di Roberto Leggio


“Il pianeta sta morendo e noi non facciamo niente per salvarlo...” La critica arriva direttamente da M.Night Shyamalan, per mettere in chiaro le intenzioni del suo ultimo film intitolato E Venne il Giorno. Il regista di origine indiana definito il più spirituale ed apocalittico del momento, che in passato ha parlato dei morti che non trovano pace ne Il Sesto Senso e degli Alieni dentro di noi, di un villaggio isolato al riparo dai mali de l mondo, adesso ci mette in guardia contro i danni alla natura.

Durante l'intervista Shyamalan è loquace ed elenca le sue (ma che sono essenzialmente le nostre) paure sul futuro prossimo della terra. “Il disboscamento selvaggio, i terremoti, le innondazioni, il clima che non è più lo stesso. Sono segnali di una ribellione globale della natura nei nostri confronti. ” Sembrano premesse da fantascienza, ma le sue affermazioni sono un accorato grido d'allarme. “Nel film la natura si ribella per ucciderci... e forse ce lo meritiamo”. La manipolazione del terrore di cui è noto, grazie ai suoi film “metaforici” e mai banali (Il Sesto, senso, The Village, ad esempio), sono l'aspetto più interessante di tutta la sua cinematografia. Questa volta ha messo ha messo in scena, in maniera inaspettata, la paura e l'angoscia che scaturisce da un evento incontrollabile: la terra si ribella contro l'uomo, offesa dalle troppe ferite che la nostra specie ha provocato contro di essa. Quello che accade (e come accade) si trasforma in una fiaba apocalittica, dove la catastrofe si avvicina inesorabile e strisciante. “Ho volutamente creare un prodotto ansiogeno, tutto alla luce del sole, che racchiude la metafora di molto altro”. Infatti il film mette sotto i riflettori tutte le paranoie di questi ultimi tempi. Non ultima l'insicurezza verso gli altri. “Sembrerebbe un aspetto della società americana, ma è inevitabilmente un “problema” che ci riguarda tutti...”. Non volendo dare una tesi Shyamalan esprime il modo nel quale la gente, sempre più spesso, si rinchiuda in case circondate da alte mura, al riparo dal prossimo... visto sempre di più come un alieno. Forse è la risultante del trauma post undici settembre. Ma probabilmente, in maniera più semplice è l'insicurezza nei confronti del futuro. Fatto sta che ancora una volta il “piccolo” indiano ha colpito nel segno. Anche perché, al contrario di tutti in suoi lavori precedenti, con quell'improvviso colpo di scena, che riusciva a far cambiare prospettiva a tutta la vicenda, questa volta non c'è. Rinuncia perfino ad una “sorta” di happy end, segnale forte per sottolineare ancora di più che la nostra responsabilità verso la natura e l'ambiente, è molto importante. “Il mio è un accorato segnale di emergenza. Un film non può cambiare il mondo, però può essere usato come punto di partenza...” Magari fosse, almeno per dare fiducia alle generazioni future. Fantascienza o meno.



E Venne il Giorno è davvero inquietante, ma dietro le pieghe della trama la metafora è possente...
Ogni mio film esprime la preoccupazione del momento. In questo caso è l'incertezza del futuro. Nella storia la natura si ribella.... e questo provoca ansia... paranoia.... Il pianeta lancia un grido d'allarme e noi stiamo a guardare. La scomparsa delle api negli Stati Uniti, ad esempio, ha fatto molto scalpore. Un fenomeno ancora incomprensibile, ma non è l'unico: batteri scomparsi milioni d'anni fa, emersi dalle acque australiane, nuovo tossine trovate nella vegetazione marina in Thailandia, la lenta scomparsa delle rane. Anche i rapidi mutamenti climatici, cicloni e terremoti, sono segnali tangibili che ci fanno sentire ospiti provvisori sulla terra. La natura ha le sue regole e trova delle scorciatoie se si sente minacciata. Con molta probabilità non accadrà nulla di preoccupante... però in maniera paradossale, sono i segnali di un'apocalisse imminente.

Quali sono stati i modelli di ispirazione?
Un mix di tante cose. Ad iniziare dall'Invasione degli Ultracorpi, tra l'altro uno dei miei film preferiti. E' una storia che si può adattare a molti piani di lettura. Non è una guerra tra alieni, ma è un discorso socio-politico molto forte. Dove il diverso, l'alieno, anche se invisibile incarnava il nemico. La paura scaturiva quando le persone conosciute e amate cambiavano comportamento, e si avvertivano come estranei. In pratica una metafora perfetta che si potrebbe sposare al nostro quotidiano...

In che senso...
Oggi ci sentiamo minacciati da qualcosa a cui non riusciamo a dare un volto. Il terrorismo, ad esempio, oppure la continua paura di una guerra. Questo ultimo mio film prende spunto dalle paure degli anni '50/'60: la caccia alle streghe, la paura del nucleare, del diverso, la paranoia del non conoscere il nostro vicino. La società americana è basata sulla paura... di ingrassare, di venire ucciso da qualcuno che ti vive accanto. Il proliferare delle armi è emblematico. Si arriva a non fidarsi di nessuno. E quando accade vuol dire che qualcosa non va. E' un po' come il senso del film: più cerchi di allontanarti dal pericolo, più ti ritrovi in mezzo all'incubo. Siamo diventati un po' alieni a noi stessi e forse l'unico modo per uscire sarebbe quello di tornare a fidarci del prossimo. In fondo la società civile si basa su questo...

In tutti i suoi film c'è sempre una forte componente spirituale...
Deriva dalla mia educazione cattolica. Nei miei film la fede è sempre presente, sia che parlino di alieni o di fantasmi... E' un escamotage che arriva direttamente al pubblico, che a sua volta reagisce in maniera molto forte. E ciò accade sempre, anche quando il film non piace...

Quanto c'è di lei nei suoi personaggi?
Tutte le “maschere” che ho scritto e raccontato hanno una parte di me... In questo film, l'uomo interpretato da Max Walhberg, sono io. L'ho scelto perché egli è molto cattolico, e questo ha portato al suo personaggio una convinzione che tocca profondamente il pubblico...

Per il tema, E Venne il giorno, ha delle attinenze con Gli Uccelli di Hitchcock....
Si molte delle suggestioni vengono da lì. Credo che non ci stato regista migliore di lui nel creare l'angoscia dal niente...

Perchè questa volta non appare nel suo film, come è solito fare?
Non è stato attento: ero il vento... quello che trasporta la tossina che fa impazzire gli uomini.... (Ride)

Lei che è di origine indiana, perché non mai ambientato una delle sue storie in quel paese?
Con tutte le leggende che ci sono, sarebbe davvero un bel film. A dire il vero ho pensato ad una eventuale storia, però non ho trovato il guizzo giusto. Per ora mi piace “spaventare” l'occidente. Forse perché ha molte colpe da espletare.

Ma dopo aver spaventato il pubblico di mezzo mondo. Qual è la sua più grande paura...
Avendo una forte fede religiosa, l'unica cosa mi spaventa è la paura dell'ignoto...




Se il pianeta si ribella...
E venne il giorno
Fiaba metaforica sui danni alla natura



(Martedì 17 Giugno 2008)


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