 Tratto dal romanzo "Un destino ridicolo" di Fabrizio De André Amore che vieni, amore che vai Film d'atmosfera, ma senza verve narrativa
di Oriana Maerini Presentato nella sezione Extra - L'Altro Cinema della 3. Edizione della Festa Internazionale del Film di Roma "Amore che Vieni, Amore che Vai" ha fatto parlare di sè per le polemiche legate alle critiche negative di Dori Ghezzi. Riconosciamo a Daniele Costantini il coraggio di aver trasposto sul grande schermo “Un destino ridicolo”, il romanzo (scritto a quattro mani con lo psicanalista-scrittore Alessandro Gennai) uscito dalla mente creativa di uno dei massimi poeti della canzone italiana: Fabrizio De André. I rischi erano molti perché quando si toccano i miti ci si scontra, inevitabilmente, con il coinvolgimento emotivo di intere generazioni. Tutti quelli che andranno al cinema con l’idea e la speranza di veder aleggiare sul grande schermo il fantasma del cantautore forse rimarranno delusi. “Amore che vieni, amore che vai” titolo che il film prende a prestito da una famosa e bellissima canzone di De André è, comunque, un buon film d’atmosfera (soprattutto per l'ottima fotografia che privilegia i colori caldi e sensuali). Attraverso questa pellicola si respira, in qualche modo, il clima dei “carruggi” genovesi degli anni 60, gli stessi che hanno fatto da sfondo e cornice ai capolavori musicali che hanno reso celebre il cantautore genovese Andrè (Bocca di rosa, Via del campo, La città vecchia).

La storia racconta la variegata umanità che si aggira nei vicoli angusti, nei locali notturni e nel porto dell’antica città ligure: Carlo (Fausto Paravidino), un “pappone” per caso, Bernard, un contrabbandiere passato dalla resistenza alla malavita marsigliese e Salvatore, un pastore sardo che ha appena finito di scontare cinque anni di carcere. Intorno a loro ruotano donne bellissime e di malaffare: affascinanti, sfuggenti e sensuali. Il regista dice di aver riletto il romanzo di De André come una favola, come un racconto che è passato di bocca in bocca acquistando via via sempre più elementi. Chi scrive non ha letto il romanzo e non immagina il confronto ma qui l'impianto narrativo non affascina come una fiaba, scorre tranquillo senza appassionare o sconvolgere. Bravi gli attori, anche se, a volte, sopra le righe, fra i quali spiccano: Fausto Paravidino, Filippo Nigro, Massimo Popolizio, Tosca d’Aquino e Donatella Finocchiaro. Insomma Amore che vieni, amore che vai è una pellicola italiana senza infamia e senza lode. Godibile quanto basta a patto di non andare al cinema con troppe aspettative.
Giudizio: * 1/2

(Lunedì 10 Novembre 2008)
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