 Investigare in Sicilia, da Sciascia fino a Montalbano Sicilianitudine Marco Bellocchio ed Elio Petri, i registi dell'mpegno civile
di Pino Moroni La Sicilia più conosciuta oggi è quella del commissario Montalbano, dai romanzi di Andrea Camilleri, tradotti egregiamente in serie televisive, fin dal 1999, dal regista Alberto Sironi.
È una Sicilia patinata, ricca di sole, di mare, di cieli azzurri con le rondini, di bellissimi panorami e di grandi opere d’arte barocche (palazzi, chiese, cittadine intere). Una Sicilia con una polizia efficiente, un commissario intelligente -umano ed erotico-, con bellissime e torbide donne, ed una mafia che spesso collabora bonariamente per risolvere “ i casi”, ed altre volte commette qualche “ammazzatina”.
È la Sicilia adattata per i mass media nazionali ed internazionali, per la promozione dell’immagine dell’Azienda turismo Italia, e per coprire una verità scomoda che ogni tanto compare sulla cronaca civile e politica.

Il commissario Montalbano Vorrei invece confrontarla con la Sicilia dell’ultimo film di Marco Bellocchio, con il richiamo e l’omaggio evidente fatto a A ciascuno il suo, romanzo di Leonardo Sciascia, tradotto poi in film da un grande Elio Petri.
Nel Regista di matrimoni l’interprete Franco Elica (Sergio Castellitto) è un regista in crisi, ultimo intellettuale del vero cinema italiano ed è l’alter ego di Bellocchio. Ma anche un altro interprete, il regista Smamma (Gianni Cavina), lo rappresenta. È un regista che si fa passare per morto per poter raggiungere a tutti i costi un premio. Lo scomodo Elio Petri faceva fatica a prendere i premi e, dopo morto, è stato completamente rimosso -con i suoi film- dal panorama del cinema italiano.
Il film di Bellocchio è una critica contro quei registi che, invece di fare film impegnati civilmente e politicamente, fanno i registi ben pagati di pellicole edulcorate ed asservite. Di “matrimoni”, o di ogni altra manifestazione e celebrazione di immagine.

Il regista di matrimoni Un richiamo importante fra il film di Petri e quello di Bellocchio è quello della perenne prevaricazione che svolge la vecchia classe dei nobili e notabili, e che credono che la morte sempre comandi. Ed è sempre più forte la solitudine dell’intellettuale, diventato per questa società sempre più “cretino”.
Nel matrimonio finale di A ciascuno il suo, Irene Papas è la donna che –dopo aver fatto uccidere il primo marito- entra in chiesa vestita di bianco, e chiude il film con il contorno di nobili ed ecclesiastici. Era l’obbligatorio finale senza speranza di una vicenda ambientata negli anni ’60.
Nel Regista di matrimoni, il personaggio interpretato da Donatella Finocchiaro, vestita di bianco e con lo stesso contorno, farà le prove filmate più volte, ma il matrimonio non ci sarà.

A ciascuno il suo La conclusione del paragone trova riscontro in ciò che tanti anni fa diceva Elio Petri, anche se la “sicilianitudine” oggi non è più nel sentire comune, continua comunque a riproporsi uguale a se stessa, anche dopo 40 anni.
(Giovedì 20 Novembre 2008)
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