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![]() Letture d’amore tra silenzi e sensi di colpa The Reader La presa di coscienza di una nazione di Roberto Leggio ![]() Il silenzio della “coscienza”. E’ quello che accadde in Germania, nei pochi anni successivi alla fine della seconda guerra mondiale. Come se il macello “europeo” non fosse mai accaduto, come se la sistematica “soluzione finale” fosse soltanto una leggenda. Il senso di colpa arrivò tardivo, complice di una “responsabilità” così enorme da non poter essere rivelata. Da questo presupposto è nato il romanzo quasi autobiografico “A Voce Alta” di Bernhard Schlink professore di legge a Berlino, adottato come libro di testo nelle scuole del paese e tradotto in 40 lingue per come fotografa il peso della “coscienza” tedesca a 50 anni dalla fine del conflitto. Con lo stesso spirito Stephen Daltry e David Hare (regista e sceneggiatore di The Hours), affrontano The Reader, facendo leva sulla reciproca slealtà che segna le vite dei due protagonisti, sullo sfondo di una cornice più ampia e collettiva. ![]() La storia è raccontata su tre piani temporali, forma di narrazione puntata a drammatizzare gli eventi, che inizia alla metà degli anni ’50, dove un quindicenne malaticcio viene aiutato da una giovane donna che vive di solitudine e lavora come bigliettaia sui tram. Tra i due inizia una relazione, fatta di incontri sessuali, silenzi intramezzati da un rituale che sa di salvifico. La donna ama farsi leggere a voce alta poesie e romanzi specialmente d’amore. Ma proprio quando lui, acerbo ed ingenuo, si innamora veramente, lei sparisce, lasciando una profonda mutilazione affettiva. Alla metà degli ’60, il giovane è un brillante studente di giurisprudenza. Per affinare gli studi gli capita di assistere ad un processo, nel quale riconosce tra gli imputati la donna, accusata di essere stata una ex kapò in un campo di concentramento. Il suo più grande segreto le ha segnato la vita, mentre lui è l’unico a conoscerlo. Ma la presa di coscienza è troppo grande per poter parlare e poterle evitare il carcere. Così dieci anni dopo, lui, ormai affermato avvocato, riprende a leggere per lei. Lo spessore del film è tutto giocato tra contrasti e ambigue affinità, che assumono una dolorosa riflessione su un passato di tormenti e di “normale” banalità del male. Su tutto grava un pesante non detto, amplificazione del forte senso di colpa di una nazione che avrebbe voluto cancellare il passato e che invece continua a farne i conti. In questa maniera il film (come d’altronde il romanzo) riesce a parlare dell’olocausto senza mai citarlo, e lo fa attraverso il “quotidiano” lavoro di certi “impiegati” nazisti, leziosi nel loro senso del dovere. Nei panni della donna intrappolata nel suo segreto di analfabeta è una eccezionale Kate Winslet, giustamente candidata all’Oscar, che attraverso la sua ruvidezza è riuscita ad umanizzare un’aguzzina complice/vittima dei tempi. La sua controparte “anziana” è Ralph Fiennes, dolente quanto basta per evincere i tormenti di un paese, che si è fatto carico (negli anni successivi) di tutto il male possibile arrecato ai danni della civiltà.
(Sabato 21 Febbraio 2009) |
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