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Reality di morte

Live!

La trash TV ed il trash che c’è in noi


di Roberto Leggio


E se accadesse veramente di dare in diretta una pistola caricata con un solo proiettile a sei giocatori in uno studio televisivo, con lo scopo di alzare l’audience? Criticheremo la trasmissione, oppure, come certo accadrebbe, resteremo attaccati al video nell’attesa di vedere schizzare il sangue? Può sembrare un paradosso, eppure Live!, opera satirica (ma non tanto) di Bill Guttentang con una cinica e ambiziosa Eva Mendes; non è così improbabile come potremmo pensare. La degenerazione della televisione, la caduta libera di quella “cosa” che dovrebbe fare informazione, e che invece “informa” su come vorremmo essere davanti ad una serie di telecamere, è ormai alla portata di tutti. Il reality è entrato di prepotenza nelle nostre vite, perché non abbiamo più remore, pensando che facendoci vedere saremo più cool e magari potremo avere successo. Dal Grande Fratello in poi, tutto è reality. Tutto è diventato fittizio e relativo. Il peggio delle nostre vite, viste attraverso l’occhio della telecamera, perché la commedia della vita è attorno a noi, addosso a noi… anzi la commedia è la nostra vita. Perciò, dato che tutto fa spettacolo, la risse, gli sberleffi, le “scopate” in diretta, fanno audience, perché non tentare con la morte? Tanto con l’assuefazione di violenza gratuita, sangue, guerre passate al microscopio sullo schermo, che vuoi che sia una testa che salta in uno studio televisivo? La spettacolarizzazione della morte non andrebbe contro l’etica, anzi farebbe da carta al tornasole della nostra voglia di voyeurismo, cancellando una volta per tutte quella fragile linea di demarcazione tra la morale e suo diretto contrario.


Ma qui l’etica si scontra con il cinismo di certi dirigenti televisivi ossessionati dagli indici d’ascolto. Perciò, per quanto esasperata sia la storia della sua protagonista convinta di portare la roulette russa in TV, non è del tutto impossibile. Il film, girato come una non-fiction, con la camera a mano sempre accesa per dare allo spettatore il senso di diretta; si sviluppa quasi tutto sulla tenace e battagliera executive, che deve convincere le alte sfere, l’autority e gli sponsor a dargli mano libera nella sulla sua idea “forte” di reality estremo. E quando alla fine ci riesce, la storia entra nel vivo della diretta, con sviluppi abbastanza scontati. I sei morituri, ai cinque dei quali andranno 5 milioni di dollari a testa; si ritrovano a far girare il caricatore parlando di loro stessi attraverso interviste mirate a far breccia negli spettatori. Un proiettile sarà causa del maggior successo della storia delle televisione americana, e qualcun altro (in più) rimetterà a posto morale, pentimento e punizione. Meno enfatico di Quinto Potere (dal quale il regista sceneggiatore deve aver preso l’idea, ma trattenetevi a portarlo a paragone), Live! per quanto cerchi di essere inquietante, non scandalizza quanto dovrebbe. Colpa di certi limiti della trama, che pur piena di spunti, è sempre più o meno moraleggiante come si conviene ad un prodotto americano d’esportazione. Così il film resta sospeso tra la critica più acida e l’assuefazione della vita in diretta. E che per una storia del genere non è un bene.

Giudizio **



(Sabato 7 Marzo 2009)


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