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Eroi “psico-pontenziati” a Hong Kong

Push

Fenomeni paranormali controllabili...


di Roberto Leggio


Ci sono film che vengono col buco, ed altri no. Push fa parte della seconda categoria. Non si creda però che non sia un film totalmente non riuscito, piuttosto si tratta di una pellicola che racconta tante cose, senza approfondirne nessuna. A cominciare dall'ambientazione ad Hong Kong. Perché degli americani (eroi e non), tutta una agenzia governativa (deviata?), si muovono nella ex colonia britannica e non invece nel loro paese natale? La risposta potrebbe essere forse nel dare sostanza (e punto di vista) ad una sceneggiatura già fiacca in partenza. Oltre a questo, tutta la vicenda è incentrata su personaggi nella maggior parte bianchi (l'unico nero é Djimon Hounsou), che si barca(menano) tra loro senza che una persona normale faccia da contraltare nella narrazione. Tutto è vissuto attraverso le “magie” psichiche e telecinetiche che i protagonisti incarnano, quasi che il mondo esterno non esista affatto. Detto questo la trama è semplice (ed in parte polverosa) nella quale un gruppo di soggetti con capacità paranormali, devono mettercela tutta contro gli uomini della Divisione (l'agenzia governativa che vorrebbe radunarli per mettere assieme l'esercito più potente del mondo), che li inseguono in quanto una di loro ha tra le mani una valigetta contenente una fiala che potenzierebbe ancora di più le loro facoltà psichiche.


Tra echi da Scanners e Fury, citati senza remora per come i più cattivi (cinesi) riescono a far saltare teste e vasi sanguigni con la forza della voce; combattimenti telecinetici e effetti speciali fracassoni, il film fila a ritmo rallentato e francamente fiacco. La colpa è essenzialmente nella caratterizzazione dei personaggi, in parte abbozzati e nella motivazione cardine della trama. Dakota Fanning (chiaroveggente), piccola e talentuosa attrice recita con l'apparecchio tra i denti (una svista dell'edizione?), Chris Evans continua a fare la torcia umana (senza il fuoco che lo contraddistingue) e Djomon Hounsou sembra ormai destinato a ruoli di agente speciale dalla parte sbagliata. Di suo il regista scozzese Paul McGuigan mette quel pizzico di ironia che in parte salva il film. Dimenticavamo: il finale aperto lascia spazio ad una seconda parte... Dipenderà dagli introiti del botteghino...

Giudizio *1/2



(Sabato 28 Marzo 2009)


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