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La libertà, come la cucina, è partecipazione.

“Prendi un piccolo fatto vero”

Al Teatro allo Scalo di Roma fino al 23 maggio


di Elena Nesti


“Per preparare una poesia si prende un piccolo fatto vero, possibilmente fresco di giornata…”. Con le ricette si preparano le pietanze, così come si creano le poesie, così come si fa politica. Un soffrittino, sale q.b., che ci vuole? Questa è grossomodo la poetica di Edoardo Sanguineti, poeta, critico, traduttore attivo negli anni ’60-’70, nonché deputato alla Camera nelle liste del PCI. Dall’intellettualismo alla concretezza della quotidianità.
Lo spettacolo in scena dal 19 al 23 maggio al Teatro allo Scalo di San Lorenzo, a cura di Claudio Longhi, apre proprio con questo primo verso di una poesia di Sanguineti in forma di ricetta, e prosegue in un montaggio drammaturgico di testi dell’autore genovese di pari passo a una pentola d’acqua che bolle in scena, attore e spettatori che pelano patate e carote, condiscono insalata, battono la carne e strapazzano uova. Un “gioco” che non è altro che mezzo per avere sempre sott’occhio, mentre si parla di storia e di grandi idee, una prospettiva di utilità sociale.
“Di cosa non può fare a meno l’uomo per vivere?” chiede in apertura l’attore-chef agli spettatori. Nutrirsi come comunicare, una necessità ugualmente fisiologica. Ecco che chi “produce parole”, ergo scrive, ha una responsabilità etica pari alla propria fame. Un materialismo e una concretezza, quelli sanguinetiani, che fanno eco a Brecht, spesso citato nel corso della pièce.
Cos’altro in questo spettacolo oltre alle citazioni, ai gesti culinari ? Un impianto dato da un unico monologo intrecciato ad una videoproiezione che scandisce i decenni presi in considerazione in successione cronologica dai sessant’anni dell’Italia Repubblicana. Immagini, stralci di famosi discorsi incastonati nell’allestimento multimediale, intervallati da ballate che il versatilissimo narratore-cuoco-attore, Lino Guanciale, impegnato in solitaria in un tour de force di più di un’ora, canta accompagnandosi con una chitarra.
In principio fu la liberazione, ed ecco che si invita a lanciare il riso. Poi il Boom economico, e ancora una lucida critica alla gioventù sessantottina; in seguito fu il terrorismo, il rampantismo finanziario degli anni ’80, la caduta del Muro di Berlino, fino alla considerazione di un preoccupante presente in cui il 98% della popolazione mondiale è sottoproletariato senza coscienza di classe.
In sala una classe di liceali, alla quale il Teatro ha solo da essere modello per una partecipazione che non è altro che quella attiva nel sistema democratico. Si incrociano sapientemente i piani : teatro, politica, poesia, storia, educazione. Se consideriamo tutti questi ambiti come dotati tutti di una “quarta parete”, bene è proprio l’abbattimento di questa, in ognuno di questi contenitori, che “Prendi un piccolo fatto vero” porta alla ribalta.
Il tutto condito con le riflessioni di Marx, Pasolini, e in ultima cottura da La Libertà di Giorgio Gaber, durante la quale ogni spettatore-attore viene chiamato alla scelta responsabile circa il destino del proprio tortellino. Non sarà tanto importante la riuscita del piatto, quanto il fatto di averci lavorato insieme.



(Mercoledì 20 Maggio 2009)


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