 Horror noioso di Luigi Cecinelli Vision Girato in America con maestranze italiane
di Mirko Lomuscio Il cinema italiano da tempo sta provando a rilanciare il genere horror, prima con produzioni indipendenti come lo splatter movie Il bosco fuori di Gabriele Albanesi, poi con opere sponsorizzate su larga scala come Imago Mortis di Stefano Bessoni, ma il successo stenta ad arrivare. Ora ci prova anche il giovane Luigi Cecinelli (tanti cortometraggi alle sue spalle) portando sugli schermi nostrani il suo Visions, un thriller a tinte horror ambientato in America ma girato con maestranze italiane. La storia ruota attorno alle gesta del serial killer denominato Spider, un individuo che l’FBI sta cercando di catturare ormai da molto tempo. Dopo l’ultima missione, che ha visto perdere la vita di un gruppo di persone, tra civili ed agenti federali, il dottor Leemen (Steven Matthews) decide di lasciare le forze dell’ordine e tornare a svolgere il suo lavoro tra le mura di un ospedale psichiatrico. Qui farà la conoscenza di Matthew (Henry Garrett), un paziente che non ricorda molto del suo passato ma che in se nasconde una dote particolare. Infatti, tormentato da inspiegabili visioni, il giovane scopre di avere una forma di percezione paranormale che lo lega alle gesta del folle omicida Spider. Scoperta questa qualità in Matthew, il dottor Leemen usufruirà di lui, e dei suoi poteri, per scovare il noto serial killer prima che sia troppo tardi.

Il film di Cecinelli è un’opera abbastanza ambiziosa che cerca di prendere atmosfere e meccanismi da film come Il silenzio degli innocenti e Saw, giocando quella che per lo più sarebbe dovuta essere la carta del citazionismo. Ma il risultato è solo un lungo e noioso thriller che non concede la benché minima alzata di tensione, non un momento in cui lo spettatore possa spaventarsi davvero. Va bene costruire un thriller dialogato, basato sugli intrecci della psiche umana, ma se la regia non da segni di vita, non crea un linguaggio originale ed adeguato, allora nulla di buono si può ottenere da una pellicola. Lo script di Andrea Dal Monte, steso in collaborazione con John Sheppard, è solo un susseguirsi di dialoghi tecnici e, a volte, ridicoli senza creare un intrigo coinvolgente che possa identificare il tutto come prodotto di tensione. Gli attori recitano col pilota automatico, ognuno col suo bagaglio di prevedibilità che ogni personaggio si porta dietro (dall’amico del protagonista tutto battute alla ragazza giornalista ambiziosa che aiuta Matthew) e il comparto tecnico esibisce in primis una fotografia, a cura di Claudio Zamarion (Un’estate al mare), poco internazionale che non si rispecchia molto nel genere che Visions dovrebbe trattare. Del film si salva solo l’inizio folgorante, con tanto di trappola da parte di Spider, per il resto ciò che rimane è facilmente dimenticabile. Quindi ambientare questi prodotti al di fuori dei confini italiani per internazionalizzarli non serve a nulla, soprattutto se il linguaggio registico usato rimane quello del nostro panorama cinematografico. giudizio: *

(Giovedì 4 Giugno 2009)
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