.


Film in uscita Recensioni Festival Eventi Sipario Home video Ciak si gira Interviste CineGossip Gadget e bazar Archivio
lato sinistro centro

Home Archivio      Stampa questa pagina  Invia questa pagina  Zoom: apri la pagina in una nuova finestra


Riflessioni sul mondo degli eventi cinematografici

Cos’è un festival

A chiusura del Roma Film Fest 2009


di Piero Nussio


Un festival del cinema è tante cose, di cui forse il cinema è l’ultima.

È un momento di incontro di tante persone. Per qualcuno, talvolta, è l’occasione di una vita; per tanti altri è l’occasione di vedere finalmente da vicino un VIP, una di quelle facce che sei abituato a vedere, ma solo sullo schermo del televisore.

Per i VIP è il momento di gloria, la giustificazione di tanti sogni e speranze. Quella cosa che, se ce l’hai, è ovvia e scontata, ma se ti manca la sua assenza è cocente. Penso a qualche divo invecchiato davanti ad un telefono tragicamente muto, e penso allo stupendo e tremendo personaggio di Gloria Swanson in Viale del tramonto (1950), e a come Billy Wilder abbia lasciato le battute più amare contro i miti del mondo del cinema al suo comprimario di lusso Erich von Stroheim. Ma penso anche, per opposizione, a come Asia Argento era bombardata dai flash dei fotografi nella cavea dell’Auditorium qualche sera fa al Festival del cinema di Roma.

Erich von Stroheim


E allora le associazioni mentali vengono spontanee con le Rockstar, con il trionfo dei gladiatori nel circo, le accoglienze tributate ai campioni della boxe, il divismo e lo Star System anni ’50. Ma, soprattutto, il ricordo va a Federico Fellini ed a come a saputo ritrarre lui i flash dei fotografi e la Dolce vita. Paparazzo era solo il cognome di un fotografo delle dive (quando la professione era molto meno ignobile che ora, ai tempi dei tronisti e di Fabrizio Corona) che Fellini ha saputo rendere “personaggio mitico”. E ha addirittura fatto aggiungere una parola al dizionario.

Un festival è anche il posto dove si svolge il “mercato”. Ci sono dei luoghi dove il termine è stato nobilitato, come il “Marché du film” che si tiene parallelamente al festival di Cannes e dove l’anno passato sono stati trattati ben quattromila film (o progetti di film). E c’è, sempre a Cannes, il ProducersNetwork, che riunisce in un solo luogo più di cinquecento produttori nel mondo, e dove si pubblica ogni anno il World Film Market Trends, perché il cinema è (anche o soprattutto) un prodotto industriale abbastanza globalizzato.

La dolce vita: Paparazzo


In Italia siamo meno market oriented e preferiamo ancora parlare d’arte cinematografica. A Venezia, la Mostra internazionale d’arte cinematografica si tiene dal 1932 (prima nel mondo) e si è comunque fornita di una struttura di trattative commerciali denominata Industry Office, che offre una “Industry Lounge” al Palazzo del Casinò e un “Industry Club” all’Hotel Excelsior. Il Festival di Roma è una sorta di fratello minore di quello di Venezia, e le sue “proposte commerciali” hanno l’aria precaria delle costruzioni in truciolare che lo caratterizzano “architettonicamente”. Ma ognuno spara le cartucce che possiede: il festival della Capitale si caratterizza perciò per gli “Stati Generali del Cinema”, un incontro meno commerciale e molto più istituzionale, una sorta di convention sindacale di chi opera nel cinema. Comunque, anche a Roma non mancano il “Mercato Internazionale del Film” e “La Fabbrica dei Progetti”, dedicata al sostegno della produzione del cinema indipendente.

Accredito” è la parola chiave che caratterizza la totalità dei Festival, e ne coglie un altro aspetto importante: il cosiddetto “ruolo mediatico”. Il Festival di Cannes si svolge al Palazzo del Cinema, ma locali e turisti si accorgono soprattutto delle “starlettes” che si spogliano in cerca di notorietà lungo la “Promenade des Anglais” (il lungomare) e sulla spiaggia di fronte. Il Festival di Venezia si svolge al Lido; i veneziani nemmeno se ne accorgono. I frequentatori del Casinò ne sono disturbati, i clienti dell’Excelsior leggermente infastiditi. Turbe di ragazzine arrivano –fin dagli anni ’50- a veder scendere i divi dal motoscafo che li ha accompagnati ed i ragazzi accorrono la sera a vedere le attrici che entrano alla proiezione di gala.

Toshiro Mifune in "Rashomon"


Le mamme che, poco lontano, frequentano con le carrozzine i giardini del Lido nemmeno sentono il clamore dei loro urletti. Il festival di Roma, da questo punto di vista, è stato il più bravo di tutti: ha battezzato il Red carpet, il tappeto rosso su cui passeggiano i divi, ed ha impiantato delle transenne apposite facendo uno spettacolo dell’occasione di vedere i divi dello spettacolo.

Ma un festival non sarebbe nulla senza la componente essenziale: la stampa. Non più –o sempre meno- quella propriamente detta. I mitici “quotidianisti” per i quali erano riservate delle proiezioni speciali, seguite col batticuore dagli addetti ai lavori perché potevano stroncare l’opera in diretta, sulle pagine dei loro giornali, prima ancora che un qualche pubblico l’avesse vista. La stampa, oggi, è fatta di introvabili “testate specializzate”, poi di giornaletti locali e di tantissimi “blog internet”, che hanno democratizzato –sul serio- l’esercizio della critica.

Ma la stampa, oggi, è mediatica, ossia fatta di radio e televisioni che, per loro natura e per oggettivi motivi di copyright, non possono mostrare il vero materiale cinematografico e stravolgono con il loro potere e l’impatto dei mezzi in opera il senso stesso del festival. Festival diventa “evento”, Red carpet, divismo, dichiarazioni rubate, interviste nascoste, interventi di “iene” ed altre bestie…

Di cinema si parla poco: un po’ di pubblicità ai film presentati e tutto finisce lì.

L'anno scorso a Marienbad


Tutto il bestiario del Festival per la stampa se ne sta andando coi tempi di crisi e le scarsità dei budget: quasi scomparse le “ospitalità”, diminuiti i “gadget”, limitati gli “accrediti” e –soprattutto- fine delle megafeste con giornalisti, press-agent e dive in abito da sera.

Sopravvivono invece, ed anzi si sviluppano, gli eventi promozionali, le sponsorizzazioni commerciali legate al cinema con fili tenuissimi: “gli occhiali e il cinema”, le automobili, il caffè (forse per restare svegli a certe proiezioni), le banche (finanziare un film costa…). Anche perché –vedi l’aspetto mediatico- qualche festa e qualche esagerazione serve a creare un minimo di “gossip”.
Per gli appassionati di cinema la festa è scarsina. Ci sono, è vero, mostre ed eventi collaterali, ma a parte il concetto di “evento collaterale che è già di per sé riduttivo, il nome “collaterale” indica già l’idea che si è fatta nella testa degli organizzatori. Ad esempio, al Festival di Roma di quest’anno, la mostra su Sergio Leone è posizionata in un garage, con un senso dell’accoglienza che vi lascio immaginare, e con un’incuria della documentazione e nelle indicazioni che rende veramente difficile recarsi a visitarla.


In un festival ci sono le hostess (attenzione al termine: hostess, non escort, anche se per come si truccano e come spesso sono reclutate sembra che le prime a confondersi fra i due termini siano proprio loro stesse…). Sono personale di assistenza e di guida, dovrebbero gestire le folle e dare informazioni ai visitatori: in realtà, a parte “piacersi” e starsene a fare le belle statuine sembra che non sappiano né vogliano fare altro, ed è incredibile come questo modo di svolgere il proprio lavoro sia costante ovunque (Cannes, Venezia, Roma) e rispetti totalmente la parità dei sessi (vote e vacue le hostess quanto il loro equivalente maschile, gli steward).





Finalmente si entra in sala. Si entra: se hai trovato il biglietto, se hai trovato l’accredito, se non è stato fatto overbooking, se la proiezione si svolge là dove era stata programmata…

Si entra in sala e la magia del cinema -comunque- inizia. Il cinema è “spettacolo povero”, ripetibile e ripetitivo: a differenza del teatro, che si svolge ogni volta dal vivo, che deve trasportare le sue scenografie, luci e costumi, il cinema è ubiquo, semplice, trasportabile.
Ma la magia di una “prima” è comunque palpabile ed eccitante.

La “serata di gala”, l’ambiente raffinato, la presenza di interpreti o del regista danno alla “semplice proiezione” quella componente di teatro che la rende “evento, ossia fatto unico ed irripetibile.
In qualche caso il senso di teatralità, la specificità dell’evento è rafforzata da qualcosa che si unisce a sottolineare l’eccezionalità: ad esempio la prima di Io, Don Giovanni al Festival di Roma era preceduta dall’esibizione dal vivo dei musicisti e degli interpreti canori del film. Ed il fatto che tutto ciò si svolgesse all’Auditorium del Parco della Musica offriva un valore ulteriore alla circostanza.

Ma l’occasione di un “evento” può anche essere più semplice: negli anni della gestione di Gillo Pontecorvo del Festival di Venezia l’evento più significativo erano le “quattro chiacchiere” che si svolgevano sotto la sua “attenta regia” (è proprio il caso di dire così) sulle gradinate del Palazzo del Casino, cui partecipavano con uguale libertà sia gli addetti ai lavori del mondo cinematografico sia chiunque avesse –anche tra il pubblico degli appassionati- una qualche buona idea da comunicare.

Underground


Perché, in fondo, lo scopo di un Festival è proprio questo: creare l’occasione, l’evento, perché si parli di cinema e dei film. A buon proposito, se possibile, ma anche un pizzico di gossip non disturba; se rimane una spezia per insaporire, e per attrarre allo spettacolo cinematografico chi, tra il pubblico dei fruitori è più distratto e meno coinvolto.

Poi i premi. Sono la cosa che si nota di più, all’esterno: un Leone d’oro conquistato a Venezia è stato il viatico di registi importanti come Akira Kurosawa (“Rashomon”, 1950) oppure ha consacrato la fama di film molto discussi come L’anno scorso a Marienbad (Alain Resnais, 1961). Ed anche quest’anno, se il film israeliano Lebanon (Samuel Maoz, 2009) ha conquistato uno spazio nelle sale lo si deve al premio veneziano.

Nel 1995, la Palma d’oro di Cannes ha fatto conoscere al mondo il genio “sotterraneo” del serbo Eumir Kusturica (“Underground”, 1995), così come nel 1969 era “esploso” l’inglese Lindsay Anderson con “If…”.

Roma ha una storia meno prestigiosa, ma le sue poche edizioni sono bastate a farci conoscere i turbamenti di Juno (Jason Reitman, 2005) e quest’anno ci fa sperare con Broderskab (“Fratellanza”, 2009) del danese Nicolo Donato.

In fondo non si chiede molto di più ad un festival del cinema: far sentire ai presenti il brivido dell’evento, ricordare questa forma di espressione ai distratti, e –soprattutto- segnalare qualche opera degna, che riappacifichi lo spettatore con l’oggetto delle sue passioni.


Il film di Emir Kusturica
La vita è un miracolo
Ritorna il grande cinema
Io compravo lo “zucchero filato” nelle bancarelle e mi abbuffavo di pizze napoletane senza certificato d’igiene, ma a vedere come si comportano i personaggi del film mi è venuto da sobbalzare sulla sedia...

Un "cinema indipendente" americano
Juno
Forse inizia, tutta nuova, una ricostruzione dei valori umani
«Secondo te, è possibile che due persone stiano bene insieme per sempre, o almeno per un po’ di anni?»

La condivisione di una insostenibile colpa
Lebanon
Il Leone d'oro di Venezia è in sala da venerdì 23 ottobre
Non sei mai stato dentro a un carroarmato, prima, ma dopo questo film puoi dire di averlo fatto. Ti senti in una scatola chiusa da tutte le parti. Fa caldo; il sudore e il grasso ti si appiccicano addosso...

Un grande spettacolo visivo di Carlos Saura e Vittorio Storaro
Io, Don Giovanni
Nelle sale da venerdì una nuova versione dell'opera di Mozart
A Vienna si poteva mettere in scena un’opera licenziosa come “Don Giovanni”, a Venezia Giacomo Casanova poteva agire da gran consigliere e a Parigi Voltaire pubblicava i suoi saggi dirompenti.

Università del Delaware
101 fra i migliori film
Commemorazione del centenario del cinema: 1895-1995
Centouno fra i migliori film: gli universitari americani ne listano uno in più e non pretendono che siano di sicuro i migliori. Però fanno una scelta interessante. Limitata a dieci anni fa, il centenario del cinema.



(Lunedì 26 Ottobre 2009)


Home Archivio      Stampa questa pagina  Invia questa pagina  Zoom: apri la pagina in una nuova finestra

lato destro