 Il film di Joel e Ehan Coen A serious man: il senso della vita Hashem ha qualcosa da comunicarti...
di Sandro Russo È al “senso della vita”, vago e complesso concetto filosofico, che ho subito pensato vedendo l’ultimo film dei fratelli Coen: A serious man (2009). Il film ci precipita fin dal suo inizio – un siparietto alla Isaac B. Singer ambientato in uno stetl della Russia dell’ottocento e usato come prologo – nel cupo della cultura ebraica, dei suoi riti, delle sue tradizioni. Il tema apparente del film sembra riguardare i modi in cui la parola di Hashem si manifesta all’uomo (secondo la religione ebraica il nome del signore non va mai nominato, per cui HaShem (il Nome)] Trasferita quindi la scena nell’America del 1967 – l’epoca in cui i due Coen erano loro stessi ragazzi - vediamo quindi come Hashem mette alla prova la pazienza di un uomo qualunque – Larry Gopnick, novello Giobbe - buon praticante della sua religione e probo membro della comunità. Il buon Larry vive in una linda casetta americana a schiera, col giardino intorno; ha una moglie, due figli, un fratello strampalato e nullafacente in casa, e fa il professore di fisica, in attesa di promozione alla cattedra di ruolo.

All’improvviso, senza una ragione che lui possa comprendere, cominciano ad accadergli una sequela di disavventure, di fronte alle quali è completamente sprovveduto. Il giardino gli è insidiato da un vicino guerrafondaio, e questo è il meno… La moglie gli notifica che si è innamorata di un amico comune e gli chiede un gett (un divorzio rituale) per risposarsi con l’amante, che a sua volta, da buon amico, cerca di consolarlo; con risultati esilaranti. Il figlio adolescente, invece di prepararsi al bar mitzvah (il rito del passaggio alla maturità) e imparare le litanie della liturgia ebraica, si sballa di fumo e ascolta la musica ribelle dei Jefferson Airplane. La figlia giovinetta è perennemente scontenta e gli ruba i soldi per rifarsi il naso; il fratello elabora balzane teorie con cui partecipa a giochi d’azzardo e si mette nei guai con la legge. Sul lavoro non va meglio. Gli studenti non riescono a seguirlo nelle sue lezioni – non a caso il professor Gopnik viene mostrato nel corso di una sua dimostrazione alla lavagna del principio di indeterminazione di Heisenberg quello che forse si può tradurre affermando che al mondo nulla è certo. E ancora, il suo passaggio di ruolo è reso problematico da alcune lettere anonime e da uno studente coreano che prima tenta di corromperlo e poi lo ricatta. Poi il povero Larry si trova, da un giorno all’altro, sfrattato di casa, a vivere in un motel insieme al fratello; dilapida i suoi risparmi in avvocati e consulenze, ha un incidente stradale e aspetta con ansia il responso di certi esami medici… Ma la varietà delle sue frustrazioni è infinita ed in questo i Coen sono maestri: meccanismi comici ad orologeria e umorismo nero, sotterraneo ma esplosivo.

Ma torniamo al senso della vita. Il buon Larry davvero comincia a pensare che Hashem gli voglia comunicare qualcosa e su consiglio di diverse persone si risolve alfine a parlare con i ministri del suo culto, i rabbini. Addirittura con tre di loro, di saggezza e autorità crescenti. Mille storie si sono scritte su pellegrini che affrontano difficoltà di ogni tipo, scalano montagne e rischiano la vita per raggiungere un vecchio eremita su una montagna inaccessibile e chiedergli: «O tu, il più saggio degli uomini, tu che hai a lungo ponderato, dimmi, qual è il senso della vita?» Qui l’inventiva dei Coen attinge a vette di comicità e sarcasmo ineffabili. E fornisce un significato unitario a tanti dei loro film. Dal ‘drugo’ de Il grande Lebowsky, agli inetti malviventi di Fargo, al barbiere abulico de L’uomo che non c’era, e agli altri che abbiamo amato/odiato in tutti questi anni. Tutti personaggi coinvolti in una immane vacuità di senso, in cui i poveretti si barcamenano alla meno peggio. Con l’irritante sospetto che quella messa in scena possa essere la storia di tutti. Poi, nel film dell’uomo serio, per Larry il vento cambia e tutto sembra avviarsi verso un lieto fine di riconciliazione. Ma chi può dirlo? O forse il vento cambierà ancora? E che vento?
(Giovedì 10 Dicembre 2009)
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