 Versione stelle e striscie del famoso Manga giapponese Astro Boy Un film di David Bowers
di Roberto Leggio Cosa manca in un Manga giapponese fatto dagli americani? La domanda è semplice, non per niente leziosa, ma piena di significati. Intrinsechi e non. Astro Boy, il robot bambino (che non sa di esserlo), uno dei pezzi forti usciti dalla fervida mente di Osamu Tezuka negli anni ’50 del secolo scorso, approda al cinema con soldi americani e un animazione CG da manuale, senza però strabiliare. Il problema è che manca l’anima, fondamentale per un cartone animato che si rispetti. Nella sua versione giapponese (in tutti i manga del sol levante, per essere più chiari) il messaggio è lineare, in quanto senza arzigogoli, il prodotto è destinato ad una fetta di pubblico che varia dai più piccini ai più grandicelli, e quindi divertire ne più ne meno.

La trasposizione cinematografica americana, invece, è un ibrido tra il manga tradizionale ed i cartoni “contemporanei” in CG, che si meravigliano, ma lasciano un po’ freddini. Nel senso che la resa visiva seppur ottima, si perde in certe imperfezioni dei disegni, così come la caratterizzazione dei personaggi, purtroppo abbastanza piatti da creare un vero pathos con il pubblico. Per quanto riguarda la trama, quella resta abbastanza fedele all’originale, in quanto ripercorre come Tobio, figlio del dottor Tenma, dopo un disastroso incidente, venga ricreato in laboratorio sottoforma di robot-bambino con tutti i ricordi del ragazzino che fu. Ripudiato dal padre, che non lo riconosce come suo figlio, Astro Boy (senza i calzoncini colorati, bensì con un paio di stivaloni da Robocop) inizia un difficile viaggio alla ricerca di se stesso (e del suo io perduto), per poi mettersi al servizio della giustizia, cercando di riportare la pace a Metro City, caduta sotto il tallone di ferro del perfido sindaco, pronto a tutto pur di restare al potere. Pur essendo tecnicamente notevole, la storia resta però abbastanza farraginosa in quanto il regista David Bowers ha dovuto condensare la complessa vicenda di Tobio e della sua anima-natura di ferro. Così chi era un vero fan della serie si ritrova spiazzato e chi, della storia non ne sapeva nulla, si trova a non comprendere tutte le sfumature ed i sottotesti (nonché le emblematiche metafore) insiti nella questione in sé.
giudizio: **

(Sabato 19 Dicembre 2009)
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