 Messo in scena in lingua originale "A porte chiuse" di Sartre, a teatro Musica e dialoghi del non-luogo
di Pino Moroni Innegabilmente esistenziale, implacabilmente umano, inesorabilmente universale. La legge del contrappasso regola l’atto unico di Jean-Paul Sartre “Huis clos” (A porte chiuse), messo in scena in lingua originale, accuratamente, con rispetto ma anche furore, da Michele Suozzo al Centro Culturale Francese.
Come possono tre personaggi rimanere in scena per un’ora e mezza in un non-luogo, a porte chiuse, come fosse un’eternità? Cos’è l’inferno se non gli stessi altri con i quali dividerlo per sempre? E chi sono gli altri che ci danno l’inferno se non la stessa conoscenza di noi stessi? Queste le domande che si pone il grande esistenzialista francese nello sviluppare la sua pièce. La circolarità dell’animo umano, chiuso dentro sé stesso ed i suoi difetti, senza vie di fuga, sofferente e insofferente, a porte chiuse all’infinito. Una sordida viltà ed una profonda perfidia regolano la vita e creano quell’inferno di cui accusiamo gli altri senza fine: questa la cifra sartriana.
Il preludio allo spettacolo per trio d’archi, musica originale del maestro Leandro Piccioni, è stato eseguito con intensità da Juliane Reiss (violino), Lorenzo Massotti (viola) e Francesca Taviani (violoncello). Nel preludio il maestro Piccioni ha armonizzato mirabilmente in contrappunto i tre temi relativi ai personaggi (rispettivamente Estelle, Garcin e Ines), che sono stati poi ripresi, nel corso della pièce, per accompagnare le performances dei tre interpreti. Una musica evocativa di uno straniamento fuori tempo e luogo, seppure ancorata ad una fisicità sofferta dei protagonisti.

I personaggi sono il giornalista Garcin (un rabbioso e perfido Luciano Roffi) fucilato, mentre fuggiva, per la sua fede nella libertà. Eroe o vigliacco? L'impiegata lesbica delle poste, Inés (una intensa, gelida Fulvia de Thierry) morta asfissiata dal gas, che ha rovinato il rapporto della sua migliore amica. Vittima o carnefice? La belladonna Estelle (una equivoca, femminile Giulia De Maio), morta di polmonite, fedifraga ed infanticida. Falsa o sincera? Accompagnati da un luciferino e sardonico cameriere d’albergo troveranno posto sui tre divani di un salotto di un luogo fuori dal mondo ed inizieranno a fare la loro conoscenza. Vivi o morti, avvicinandosi e respingendosi, in una dannazione senza giudizio, ma senza scampo.
Ed al termine tutto tornerà daccapo, con un postludio musicale, in una storia senza fine.
(Mercoledì 16 Dicembre 2009)
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