 Incontro con il regista di "AfterSchool" Antonio Campos "Il mio cinema è stato influenzato da Antonioni"
di Francesco Castracane  Roma. Il giovane regista americano Antonio Campos è venuto, qualche tempo fa, nella capitale per presentare “Afterschool”, la sua opera prima. Uscito nel 2008, il film è arrivato in Italia nel febbraio del 2010. Campos vive a New York e vanta orgini italiane. Il primo lavoro, prodotto e realizzato all’età di 13 anni, “Puberty”, venne censurato dalla scuola perché si apriva con un montaggio di copertine di riviste porno. Successivamente, con “Buy it now” continua la propria riflessione sul mondo di internet, delle tecnologie digitali e di EBay. In generale, l’estetica di Campos sembra essere attraversata da un ossessione per lo sguardo, in particolare dalla possibilità offerta dagli strumenti digitali di spiare e intrufolarsi nella vita delle persone.
Lei è di origine italiana, suo nonno veniva dalla Sicilia e i genitori di sua nonna da Napoli, quanto ritiene di essere stato influenzato dal nostro cinema?
il film che ha avuto l'effetto più profondo su di me e sul mio lavoro è stato “Deserto rosso”. Questa storia molto contemporanea, all’interno di un contesto industriale, lo scenario futuristico, la rarefazione delle immagini, i suoni strani che lo facevano somigliare quasi ad un film di fantascienza, hanno lasciato un'impronta nel mio cervello, ma in modo inconscio. E non è un film che ho visto durante la pre-produzione. L’ho guardato qualche anno fa, e mi sono reso conto dell'inorme influenza che ha sulla mia cifra stilistica rispondendo alle domande di un intervista. Afterschool è attraversato da una profonda ossessione: quella delle immagini, viste o riprese. Ma anche dell'uso propagandistico che si può fare delle stesse immagini. Un montaggio diverso dello stesso materiale raggiunge scopi diversi. E la distinzione fra reale e immaginario tende a sfaldarsi. Non ritiene che questo possa essere uno degli effetti negativi dei social network?

Antonio Campos con gli attori del suo film
Non credo che lo sfaldamento del reale sia una conseguenza del social networking. Penso invece che il significato delle immagini cambi a seconda di come queste vengono presentate, del contesto nel quale ciò avviene, dalla musica che le accompagna, ecc. E’ solo diventato molto più facile manipolare le immagini e questo potere è in mano a tutti. E oltre alla possibilità di creare, diviene oggi possibile diffondere ciò che si è fatto attraverso internet, molto facilmente e rapidamente. Quanto la sua estetica è stata influenzata da Gus Vas Sant, e in particolare da "Elephant"?
Questa è una domanda che mi sono sentito fare molto spesso. Riconosco di essere un fan di Elephant e di Gus Van Sant, in particolare dei suoi film recenti (anche se non ho visto Paranoid Park). Ma ritengo che la sua influenza su questo film sia piuttosto limitata. Invece, ritengo di ritrovare alcuni elementi dei film di Haneke, di Dumont, di Kubrick, di Chantal Akerman e Jeanne Dielmann e di Antonioni. Sia Elephant che Afterschool sono entrambi film in cui si parla di adolescenza, ma ritengo che questa somiglianza sia apparente. Le sue tecniche di ripresa sono molto interessanti, vi è spesso l'uso del piano sequenza, oppure la tendenza a lasciare fuori fuoco parte della scena. E 'un film senza centro, piuttosto centrifugo. E' la condizione degli adolescenti di oggi?
Credo che molti adolescenti oggi, si sentano in questo modo, non tutti, ma Robert certamente incarna questa condizione.
Vorrei ritornare sulle tecniche di ripresa, in particolare sulla mobilità della macchina, che riprende da punti di vista non tradizionali come ad esempio il pavimento. Ho interpretato queste modalità di ripresa come un segno di irrequietezza, come se faticasse a rimanere fisicamente su quel luogo. Che ne pensa?
L’idea che avevo era quella di catturare il modo in cui Robert potrebbe vedere il mondo. In un certo senso, ho immaginato il film come provenire da un protagonista più maturo, più adulto. L’atmosfera di inquietudine vuole essere rappresentata più che dall’inquadratura, dal concentrarsi su particolari della stanza o di un corpo. Nell'opera viene descritta anche l'ipocrisia del sistema educativo statunitense. Che opinione ne ha?
Il mio lavoro vuole descrivere un sistema scolastico molto specifico: quello di una scuola privata. Penso ci sia una forte preoccupazione da parte delle amministrazioni di queste scuole riguardo l’immagine e la percezione che si ha di questo modello scolastico. Inoltre, la mia esperienza mi ha fatto notare che in questo tipo di scuola coloro che erano più ricchi avevano una vita più facile rispetto a quelli che erano più poveri. Io e i miei amici che venivamo da famiglie di classe media, abbiamo ereditato dalla nostra scuola una visione molto cinica sul modo in cui funziona il mondo. Abbiamo sempre visto gli studenti che provenivano da famiglie benestanti essere trattati in maniera diversa rispetto a tutti gli altri. Nel suo film si nota anche un tentativo di ridurre al minimo gli artifici tecnici. Quanto pensa di essere vicino alle idee di Lars Von Trier? Ritengo che il gioco possa sembrare simile, ma che si stia giocando con regole molto diverse.
(Martedì 30 Marzo 2010)
Home Archivio  |