 Un omaggio al filone poliziottesco anni 70 La banda del Brasiliano Girato con 2000 euro da una produzione indipendente
di Francesco Lomuscio  Girato in digitale tra l’estate e l’autunno del 2008 tra Prato, Livorno e Napoli, La banda del Brasiliano è il primo lungometraggio realizzato dalla Snellinberg Film, dopo documentari, mediometraggi e video musicali. Diretto da Patrizio Gioffredi, pistoiese classe 1979 laureatosi in Storia e Critica del Cinema presso l’Università di Firenze, vede il veterano Carlo Monni (Non ci resta che piangere) nei panni dell’ispettore Brozzi, il quale, ormai prossimo alla pensione, viene incaricato di seguire il caso riguardante il ritrovamento del corpo senza vita di un bambino e il successivo rapimento di un impiegato cinquantenne. Per svolgere l'indagine viene affiancato dal giovane e inesperto Vannini, interpretato da Luca Taiti, lo stesso attore che interpreta anche ruolo del Brasiliano, sulla cui banda cadono i sospetti. Già a partire dal montaggio che caratterizza le prime immagini che il film di Gioffredi si presenta nelle vesti di tentativo di rifacimento del nostro cinema poliziottesco degli anni settanta, dal quale riprende sia le numerose locandine appese un po’ ovunque – si va da La banda del gobbo a Roma violenta, passando per La polizia incrimina: la legge assolve – che la tipologia di colonna sonora, caratterizzata da temi evidentemente ispirati a quelli mitici di Franco Micalizzi, Stelvio Cipriani e Luis Enríquez Bacalov. Rispetto a quel filone, però, come elemento insolito abbiamo l’ambientazione toscana, con tanto di accento del posto volto a conferire un certo tono ironico-grottesco all’insieme, non privo neppure di un omaggio alle maschere dei lottatori del rozzo catch-movie messicano. Con tutti i difetti tipici delle piccolissime produzioni realizzate in totale indipendenza, La banda del brasiliano è principalmente un appassionato omaggio cinefilo che possiede anche un annesso sottotesto sociologico enunciato, per altro, nelle note dii produzione: ”La Banda del Brasiliano nasce da una doppia esigenza: raccontare una forma di malessere sociale, uno scontro generazionale sotterraneo e pericoloso; farlo attraverso quel veicolo che un tempo se ne faceva espressione naturale e diretta, il cinema poliziesco italiano. La Banda del Brasiliano è pertanto una specie di poliziesco, con tutti gli elementi tipici della tradizione. Ma anche una riflessione sulle difficoltà di girare un poliziesco oggi e una commedia amara e nostalgica verso un’epoca, gli anni Settanta, che per motivi anagrafici non abbiamo potuto vivere. La Banda del Brasiliano è anche un tentativo di parlare di cose come il precariato, la flessibilità o la mancanza di ideali, senza raccontare le solite storie di call center e di trentenni in crisi. È un film su una generazione che è incapace di dare forma alla propria rabbia, e che resta impantanata nella melma di un Paese vecchio, ostile, testardo. Una generazione umiliata che trova tutte le porte chiuse e si accomoda in sala di attesa, ad annegare nella frustrazione e nel proprio stesso sarcasmo”. Quindi, se teniamo in considerazione che è stato concretizzato con soli 2000 euro di budget, non possiamo parlare altro che di un piccolo miracolo volenterosamente messo in piedi dall’ennesimo gruppo di nostalgici della nostra produzione di genere che fu.
(Lunedì 12 Aprile 2010)
Home Archivio  |