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Un popcorn movie senza pretese

The final destination 3D

Sangue e morte in terza dimensione per chi ama il genere


di Mirko Lomuscio


Passa il tempo e la tecnologia cinematografica avanza, portando tutto lo spettacolo possibile verso il cinema a tre dimensioni. Non poteva mancare a questo tipo di salto tecnologico neanche la saga di Final destination, arrivata al quarto capitolo portando le sue spettacolari morti nell’universo del 3 D.
David R. Ellis torna dietro la macchina da presa, regista che nella serie si era già cimentato in quello che può ritenersi il miglior capitolo della saga, cioè il numero due. Dello stesso film torna anche lo sceneggiatore Eric Bress (The butterfly effects), formando con Ellis un’accoppiata di garanzia per quanto riguarda la resa finale di questo ultimo episodio. Stavolta il protagonista che ha la premonizione di un incidente è il giovane Nick O’Bannon (Bobby Campo) che riesce a salvare la vita dei suoi amici e di un altro nutrito gruppo di persone da una tragedia avvenuta in un autodromo.
I sopravvissuti potranno ritenersi tali però fino ad un certo punto, perché come sappiamo la morte verrà presto a far loro visita sotto forma di incidente casuale.



In verità c’è poco da dire riguardo a questo The final destination 3D. Tutto sta nella spettacolarità delle morti a tre dimensioni, concepite proprio per sfruttare tale stratagemma e creare raccapriccio e stupore nello spettatore di poche pretese.
E' difficile prendere sul serio un film che contiene un alto grado di autoironia. Infatti gli autori di questo popcorn movie non mancano di fare citazioni e battute su cliché dell’intera saga, addirittura facendo riferimenti al coinvolgimento del 3D, tanto che una delle scene più spettacolari è ambientata proprio in una sala cinematografica adibita a questa riscoperta tecnologia.
Per il resto ci pensa la professionalità del regista che, pur non firmando il miglior tassello della serie qui, si riconferma di nuovo un bravo professionista che sa costruire tensione e spettacolo.
Finché certe operazioni vengono realizzate col giusto piglio autoironico sono sempre ben accette dal suo pubblico di affezionati, quindi durante la visione raccomandatevi di preparare ombrelli e paraocchi, perché di sangue e frattaglie a tre dimensioni verso lo spettatore ne schizzerà parecchio.

giudizio: * *



(Martedì 18 Maggio 2010)


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