 Biopic sul grande torero Manuel Rodriguez Sanchez Manolete Nel cast Adrien Brody e Penelope Cruz
di Oriana Maerini Sangue, arena e cuore...Questo il mix di Manolete, il "biopic" firmato da Menno Mayjes, uno degli sceneggiatori che più collabora con Spielberg, sull' icona "torera" anni 40, Manuel Rodriguez Sanchez, detto Manolete divenuto mito perchè morto a tren'anni incornato da un toro Miura a Linares. Il film, alternando spezzoni di immagini di repertorio, racconta la vita del "Maestro" della corrida esaltando, soprattutto, la sua travolgente passione per l'attricetta Lupe Sino chiamata in intimità "mamita". I protagonisti sono interpretati da due star dell'olimpo hollywoodiano che rispondono al nome di Penelope Cruz e Adrien Brody, quest'ultimo forse scelto per un'impressionante somiglianza con il torero. Distribuita in Italia dalla Eagle Pictures, la pellicola esce dopo tre anni dalla realizzazione dopo vari aggiustamenti.

Il film procede per flash back partendo dal momento in cui il torero, abbandonato dall'amante dopo una notte d'amore, tenta d'ucciderla, a ritroso fino a quando la conobbe uscendo da un albergo a Madrid. Si ripercorre, poi, tutta la tormentata storia d'amore che lo porterà alla morte nell'arena. L'espressione di Eros e thanatos che sprigiona dalla pellicola (il torero si divide fra l'amore per la donna e quello per la morte che corteggia ogni volta che incontra il toro) però non appassiona più di tanto. La colpa risiede, forse, nella discontinuità narrativa dello script e nel poco pathos che sembrano mettere le due star nei rispettivi ruoli. Eppure Brody è bravo nel ritrarre un uomo idolatrato dalle folle ma infinitamente fragile: vittima della famiglia che lo sfrutta, dell'amante, dei suoi collaboratori. I fans della corrida apprezzeranno, invece, i particolari che stigmatizzano i rituali legati alla tradizione della tauromachia: la vestizione pubblica del torero con l'abito di luce, le candele accese e le preghiere davanti all'altarino prima di entrare nell'arena. Poi c'è la sconvolgente bellezza e sensualità di Penelope Cruz ad attrarre; una donna libera e quasi femminista che si permette di dileggiare il mito vivente perché vuole mantenere la sua indipendenza. Tragiche e strappalacrime le scene finali dell'agonia del torero che spingono troppo sul pedale del melodramma.
giudizio:. * *

(Sabato 15 Maggio 2010)
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