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Secondo lungometraggio di Lucio Pellegrini

Figli delle stelle

Commedia non riuscita che punta a temi sociali molto alti


di Mirko Lomuscio


Esce oggi nelle sale Figli delle stelle, il nuovo film di Lucio Pellegrini assente dagli schermi cinematografici dal 2003, anno della sua ultima e controversa opera Ora o mai più.
Sulla falsa riga de I soliti ignoti il film è una commedia al vetriolo basata sui tempi duri che l’Italia sta passando. E' la storia di un gruppo di squattrinati disgraziati, chi precario e chi no, che hanno deciso di compiere il colpo della loro vita: rapire un importante personaggio politico, il ministro Gerardi (Fabrizio Rondolino).
Solo che, Pepe (Pierfrancesco Favino), Toni (Fabio Volo), Ramon (Paolo Sassanelli) e Bauer (Giuseppe Battiston), ovvero i nostri rapitori improvvisati, sbagliano tutto e sequestrano per sbaglio un sottosegretario qualunque, tale Stella (Giorgio Tirabassi). Aiutati dall’amica Marilù (Claudia Pandolfi), i nostri non si abbattono e portano avanti il loro compito, pur sapendo che ciò che stanno facendo è più di una follia.



Figli delle stelle sulla carta poteva sembrare un’operazione interessante: un prodotto ironico, con un cast di prima grandezza, che parla di problemi attuali come le morti bianche e il precariato, poteva avere le premesse per risultare accattivante. Purtroppo Pellegrini, invece di calibrare meglio le cose e giocare bene le sue carte, decide di tergiversare su argomenti seri con un’ironia coinvolgente ma fine a se stessa, usando una tecnica basata su montaggi frammentati, ma mal concepiti, e una fotografia a dir poco mediocre. Il problema primario di Figli delle stelle è che lo script, ad opera di Pellegrini stesso insieme a Francesco Cenni (Uno su due) e Michele Pellegrini (Non pensarci), è un vero e proprio pasticcio mal concepito. La storia più va avanti, più mostra elementi e situazioni che avrebbero avuto bisogno di un loro sviluppo, ma che invece vengono lasciati in sospeso. In poche parole, molti punti interrogativi rimangono irrisolti decretando così la malriuscita di una sceneggiatura che puntava a dare un messaggio di valore. Rimane solo la simpatia degli attori, coi loro accenti marcati, come il ciociaro di Favino (Romanzo criminale), il padano di Volo (Casomai) e l’ emiliano di Battiston (Pane e tulipani), senza escludere il lavoro di una Pandolfi (Ovosodo) che oscilla tra il dramma e l’ironico e quello di un Tirabassi (L’ultimo capodanno) coinvolto nel ruolo di un “buon” uomo di politica.
Forse per bravura quella che più va apprezzata è la performance di Sassanelli (Rosso come il cielo), ma il suo personaggio è la vittima maggiore delle varie lacune presenti in Figli delle stelle perchè lascia lo spettatore con molte domande irrisolte. (Che fine fa? Cosa ne è del suo rapporto col figlio? Perché è stato in prigione?).

guidizio: * 1/2



(Venerdì 22 Ottobre 2010)


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