 Il regista norvegese ha presentato il suo ultimo film Bent Hamer "Tornando a casa per Natale"
di Roberto Leggio  Roma – Un Natale che non è propriamente una festa gioiosa. Ma un nottata nella quale la solitudine e la malinconia regna sovrana. Tornando a casa per Natale, il nuovo film di Bent Hamer, racconta l’altra faccia della festa della famiglia in assoluto. Sei episodi nei quali, nel freddo artico, dei personaggi solitari e disperati si ritrovano a fare i conti con loro stessi. Piccole rivalse, un amore che sboccia, il tentativo di ritorno a casa dopo una vita passata sulla strada e la riscoperta di una vita dopo una nascita clandestina. Diverse forme di celebrazioni del Natale, in un film poetico, ma allo stesso tempo malinconico. Un’opera che verrà distribuita il 3 Dicembre prossimo dalla Bolero Film, che crede in questo alternativo film di Natale, facendolo uscire in 15 copie per poi aumentarle in prossimità delle feste vere e proprie. Un film corale, fatto di sogni e di speranza, illuminato da un gusto dolce amaro che punta verso la vita… A parlacene è proprio il regista Bent Hamer, di passaggio nella capitale, che oggi l’ha presentato in anteprima alla stampa.
Un film dove il Natale non è propriamente una festa… I sei episodi sono tratti dal libro “Only Soft Presents Under the Tree” di Levi Heriksen. E’ stata mia moglie a leggerlo e propormi l’idea di trarne un film. Analizzando i dodici racconti dell’opera ho riscontrato che parlavano di solitudine e malinconia. Le due basi fondamentali di tutti i miei lavori. Ho scritto la sceneggiatura molto velocemente, fondendo alcuni racconti assieme e sezionando la vicenda della coppia serbo-albanese in due parti. Il resto sono rimasti quasi identici di come si vedono nel film. Naturalmente ho scelto quegli episodi che mi avevano più colpito. Quelli che più vedevo per il grande schermo.
Ha avuto difficoltà a ridurre la parola scritta per il film? E’ stata una grande sfida. Ho scritto la sceneggiatura di getto pensando soltanto a come vedevo certi episodi sul grande schermo. Ma fino dall’inizio avevo idea che le storie si sfiorassero appena e si intrecciassero attraverso il montaggio. La poesia sta proprio nel modo in cui le storie vengono raccontate. Ho girato un episodio alla volta, poi li ho spalmati in maniera che si legassero tra loro. L’unica sulla quale avevo un’idea precisa era il prologo ed il finale con la coppia serbo-albanese, che in pratica è l’anima del film.
Nel libro l’episodio dei due ragazzi che guardano le stelle, la bambina non è di colore e nemmeno mussulmana… E’ stato un espediente interessante, perché l’idea del Natale deve essere universale. Lei è mussulmana e lui è cattolico, anche se, per stare con lei si finge protestante. E’ un’immagine chiara di come si possa convivere in armonia anche si appartiene a religioni diverse. Ma la metafora potente del film è la vicenda della coppia serbo-albanese. Sono due profughi che proprio quella notte danno alla luce il loro bambino. E’ una connotazione religiosa molto forte. In questo episodio mi sono fatto trasportare dalle mie emozioni. Il Natale è una festa importante, e per me che, religioso non lo sono affatto, mi è servito per capire cosa significhi oggi il senso di “casa” e di “famiglia”.
Come mai la malinconia fa da sfondo a tutto il film? Penso che il Natale, sia come festa che come atmosfera, abbia quella controparte che permette, almeno da noi in Norvegia, di raccontare come le persone in quel periodo si trovino a fare i conti con loro stessi. Affrontare i loro problemi in maniera diversa… In fondo vengo dalla cultura della Vodka e della malinconia. Il freddo, il senso di isolamento, ci fa sentire più fragili.
Ma lei che ricordo ha del Natale? Come tutti, sono legato ai ricordi di bambino. La cena con i genitori, i regali, le luci. Adesso non ho più i genitori, ma essendo genitore io stesso, mi piace festeggiare con i miei bambini, mangiare bene, preparare l’albero di Natale. Però adesso l’atmosfera di Natale non è più la stessa di anni fa. Tutto è diventato commerciale, consumistico. Si perso il vero senso della Festa. Quindi quando arriva il 25 Dicembre, si è talmente stanchi che ci si chiede se vale ancora la pena festeggiare.
Il film è stato presentato nei più importanti festival internazionali. Quali sono state le reazioni del pubblico? Il film è piaciuto praticamente ovunque. Tanto che è stato venduto in tutta Europa, tranne in Inghilterra perché ha delle diverse regole commerciali. Credo che la forza del film risieda in quel mix di ironia e disperazione che attraversa tutte le vicende. Ho forse perché molti si sono riconosciti nei personaggi del film. Ma si tratta di una mia personale intuizione.
(Venerdì 26 Novembre 2010)
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