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Incontro con Mariano Sabatini

Il cinema s'è mesto nell'era dei Berluscones

In occasione dell'uscita del suo ultimo libro "L'Italia s'è mesta"


di Elena Scerni


Al suo quinto libro, il giornalista Mariano Sabatini - noto per le sue critiche televisive al curaro per il quotidiano Metro e per il portale TiscaliNotizie, oltre che per le frequenti incursioni in tv e in radio – ha scelto di parlare di noi: “L’Italia s’è mesta. Il Belpaese dall’unità nazionale a Berlusconi visto dai corrispondenti stranieri” (Giulio Perrone editore, 117 pp., 11euro). Una bella idea, l’ampia e sistematica rassegna di autorevoli opinioni giornalistiche, che fanno da degno contraltare agli inviti del premier Berlusconi a non legger più i giornali. L’invadenza della Chiesa, il declino della politica, l’indebolimento dell’opposizione a fronte di un berlusconismo sempre più aggressivo e preoccupante, una tv ostaggio dei partiti, un’arretratezza civile e sociale che va a danno dei più deboli o emarginati, le donne, gli omosessuali, i giovani, chi lavora in ambito culturale… Sabatini intreccia, con le sue osservazioni e ricostruzioni, i racconti delle “firme” di Itar-Tass, Le Figaro, Business Week, Nouvel Observateur, The Heralda, Tribuna, CNN, BBC e altri quotidiani o emittenti radio-tv. Con lo scontro in atto, era inevitabile che non affrontasse la crisi dei finanziamenti allo spettacolo.

L’Italia s’è mesta anche perché il cinema non viene tenuto nel giusto conto?
Non voglio neppure troppo commentare, dedicando loro più di un aggettivo, le pessime uscite del ministro Brunetta contro i cineasti o i musicisti parassiti. E non c’è dubbio che l’industria cinematografica, produttrice di cultura, debba essere maggiormente assistita dallo Stato. Soprattutto per metterla in condizioni di creare posti di lavoro e riassorbire le tante maestranze rimaste senza impiego. Invece conviene, a questo governo, che sceneggiatori, registi e attori vivano con la mannaia sulla testa.

La situazione è così grave?
Non mi occupo professionalmente di cinema ma, da lettore prima che da giornalista, percepisco il malumore e la preoccupazione che serpeggia in ambito cinematografico, teatrale e musicale per i tagli al Fus. Non sarà un caso che si sceglie di colpire artisti e intellettuali, per lo più dissonanti con l’attuale compagine di governo. Persino Luca Barbareschi, notoriamente non legato al centrosinistra, ha espresso disappunto per certe misure drastiche. Conviene tenere a cuccia chi favorisce la riflessione e instilla spunti critici.

E i colleghi stranieri cosa dicono?
Persino Richard Heuzé, Le Figaro, in generale per nulla critico verso Berlusconi, ritiene che il ministro Bondi sarebbe dovuto andare a Cannes a rappresentare l’Italia. In polemica con Draquila della Guzzanti e confermandosi il peggior ministro dei Beni Culturali che abbiamo mai avuto, ha deciso di sottrarre il suo patrocinio alle opere italiane in concorso. Un errore strategico imperdonabile.

In quel contesto l’attore Elio Germano ha fatto una dichiarazione sugli italiani e chi li governa che ha suscitato clamore?
Io però non credo che gli italiani siano migliori dei governanti che si sono dati, la mestizia cui faccio riferimento nel titolo del libro non è dovuta al fatto che dell’elmo di Silvio ci siamo cinti la testa. Abbiamo perso la voglia di partecipare, di incidere con il voto, di farci sentire.

Mario Monicelli sosteneva che all’Italia è mancata una rivoluzione...
Concordo. E questo non vuol dire che la rivoluzione debba essere per forza sanguinaria, anzi serve una ribellione constante, interiore, che ci distolga dal torpore, dall’abulia. Torniamo a protestare, manifestare, esprimere dissenso… togliamo a scegliere, questo è ancora più importante, rappresentati politici migliori di noi, né come noi né peggiori di noi.

Monicelli con il suo suicidio ha dato una smossa al sopito dibattito sull’eutanasia.
Dibattito? Quale dibattito? Non mi sembra che ci sia un dibattito e ne avremmo tanto bisogno. Il diritto di scegliere come morire sarebbe una conquista civile. Paloma Gomez Borrero, di radio COPE, mi ha raccontato come la vicenda di Ramòn Sampedro e poi il film con Javier Bardem abbia scosso profondamente la Spagna. Qui ci limitiamo ai lai della Binetti, ottenebrata dal cilicio e dalle imposizioni ecclesiastiche. Certo un film italiano sull’eutanasia non otterrebbe i contributi ministeriali.

Che stagione vive il nostro cinema?
Rispondo da spettatore. Mi sembra che i registi stiano dando ottime prove. Muccino va affermandosi negli Stati Uniti, qui abbiamo Tornatore, Sorrentino, Luchetti, Virzì… Però mi è dispiaciuto sentire dal ceco Josef Kaspar che, dovendo realizzare dei ritratti di personaggi della cultura, scomparsi Moravia, Pasolini, Fellini, abbia fatto fatica a individuarne. Del resto se Tarantino viene al festival di Venezia e non premia Saverio Costanzo deve sorbirsi le rampogne del paparino Maurizio. In Italia, a ben vedere, non esiste solo il conflitto di interessi di Berlusconi.

L'ultimo libro del giornalista Mariano Sabatini
Ci metto la firma
Un volume ricco di aneddoti che racconta la gavetta delle grandi "firme"
Un libro per i moltissimi aspiranti gionalisti.

E' uscito ieri il libreria il "sequel" di "Trucchi d'autore"
Altri trucchi d'autore
52 interviste a famosi scrittori per scoprire i loro segreti

Cinema e letteratura
Trucchi d'autore
Dal 4 novembre in libreria
Un libro di Mariano Sabatini che svela i segreti degli
scrittori più noti

YANG
Mariano Sabatini
L'Anti Mollica

Mario Monicelli
La sostenibile leggerezza del cinema
Un libro intervista sul grande maestro



(Domenica 5 Dicembre 2010)


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