| |||||
![]() |
![]() L'aldilà secondo Clint Eastwood Hereafter Sopravvivere alla morte cercando risposte positive di Roberto Leggio Un viaggio nella morte che è un inno alla vita. Il nuovo film di Clint Eastwood, mostra come la “falce” possa influenzare la vita di tre persone sparse per il mondo, cercando di dare un messaggio positivo. Ed è interessante come nelle sue mani, quest'opera che forse deluderà i fans più sfegatati del “grande vecchio”, non si riduca ad un coercitivo film soprannaturale. Infatti è un'opera che cerca risposte (e forse le da), andandole a scavere nella vita di tre persone, toccate dalla morte, che si incrociano solo nel finale. La giornalista francese, sopravvissuta ad uno tsunami in Indonesia, vuole una risposta alla sua esperienza “sospesa” tra la vita e la morte. A Londra, il piccolo Marcus, rimasto solo dopo che il suo gemello è scomparso in un incidente stradale, cerca di mettersi in contatto con lui, andando a cercare risposte presso ciarlatani e sedicenti medium. L’unico ad avere delle risposte precise è George, operaio di Chicago, con il dono di poter parlare con i morti, condizione che l’ha reso solo e allontanato da una vita normale. Ognuno di essi vuole riappropriasi di qualcosa che gli è stato levato con la propria esperienza. Marie (Cecile De France), la giornalista, scriverà un libro, Marcus (Frankie McLaren) troverà il modo per incontrare George (Matt Damon), che a sua volta andrà in fuga a Londra per riappacificarsi con se stesso e trovare forse l’amore. Con un materiale del genere, l’ovvio era praticamente un passaggio obbligato. La differenza è che Eastwood modella il film (grazie alla perfetta sceneggiatura di Peter Morgan) facendolo diventare qualcos’altro. Di totalmente nuovo e che si allontana da qualsiasi film di genere. Perché Hereafter, non si incasella in nessuno. Tutto è rovesciato, spezzato e ricomposto, un po’ come la vita dei personaggi, che con le loro esistenze normalissime, si ritrovano a inglobare tutta la pietà del mondo, in quanto è su di essa che ognuno di noi, si aggrappa ogni volta che la morte ci tocca da vicino. La forza del film è nella recitazione degli interpreti (quella di Matt Demon è a dir poco sublime), ma anche nei dialoghi e nella cura in cui Eastwood ci immerge nelle vicende dei protagonisti, compreso l’inizio fulminante e che toglie il fiato in cui l’onda anomala (ricreata al computer) sgretola cose, certezze ed esistenze. Un capolavoro di immagini e di riflessioni, dal quale possono scaturire mille dubbi, in quanto si può (per una volta e non artificialmente) a provare a credere che ci sia qualcosa oltre la vita. E se a farcelo supporre è un ottantenne ex pistolero, ma con la grazia di essere uno dei più grandi registi viventi, allora deve pur esserci qualcosa di vero… (Venerdì 7 Gennaio 2011) |
![]() |
|||
|