 Pellicola malriuscita che punta alla comicità romana e romanista Una cella in due Alla regia l'esordiente Nicola Barnaba
di Mirko Lomuscio  La coppia comica romana Enzo Salvi e Maurizio Battista si getta nella realizzazione di un lungometraggio comico, affidandosi alle mani di Nicola Barnaba, un esordiente che si è cimentato nel mondo dei cortometraggi da decenni ormai. Romolo Giovagnoli (Enzo Salvi) e Angelo Zingoni (Maurizio Battista) sono due personaggi che sicuramente non hanno nulla in comune; il primo è un avvocato di successo di disonesta fama, mentre il secondo è uno squattrinato disoccupato in cerca di un lavoro. A farli incontrare sarà il destino, che riuscirà a mandarli nella stretta cella di una prigione dove avranno modo di conoscersi bene. Nonostante le differenze sociali, Romolo e Angelo troveranno un punto di accordo che li unisce nelle loro divertenti avventure, sia fuori che dentro la prigione che li ospita. Nonostante il fatto che sia Salvi che Battista come protagonisti forse non funzionino alla grande, e questo nonostante il primo abbia militato molto nelle commedie recenti, il film di Barnaba però ha un suo ritmo che, gestito meglio, avrebbe potuto rendere accettabile il film. I risultati vengono appiattiti per lo più dall’esigenza di voler indirizzare questo lungometraggio ad un certo tipo di pubblico, quello legato alla comicità romana e romanista, sempre davanti alla tv che non perde neanche un appuntamento con i loro beniamini di tanti programmi pomeridiani e non: Massimo Marino, Melita Toniolo, Sara Tommasi, Jane Alexander, Nicole Murgia, Mario Corsi (conosciuto in radio come Marione), Riccardo Angelini (conosciuto in radio come Galopeira), Nicola Di Gioia, questi e tanti altri costellano questo lungometraggio, col solo intento di risvegliare i neuroni dello spettatore medio che li riconosce e li apprezza. Rimane per ultima la partecipazione di Massimo Ceccherini, nel ruolo poco parlato di un detenuto psicopatico, il quale sembra aggirarsi per tutta la durata di Una cella in due senza sapere bene quale peso abbia nella storia il suo personaggio. Per il resto c’è anche da rimproverare l’utilizzo di una certa serietà di fondo in alcuni momenti meno comici, resi ridicoli dal fatto che nel corso della durata c’entrano ben poco col tipo di contesto registico. In fin dei conti Una cella in due, anche se malriuscito, può anche ricordare quelle bistrattate commedie anni ’60 con protagonisti i mitici Franco e Ciccio, che poi il tempo ha saputo valorizzare meglio. Chissà, magari in futuro anche il film di Barnaba potrà trovare un suo culto. Certamente ne dovrà passare di acqua sotto i ponti prima che una cosa del genere si avveri. guidizio: *
(Sabato 5 Marzo 2011)
Home Archivio  |