 Un noir di Andrea Papin La misura del confine Da ieri al nuovo cinema Aquila di Roma
di Marco Lucio Papaleo Il maestoso spettacolo della Alpi è teatro del nuovo lungometraggio di Andrea Papini, La misura del confine, dopo gli importanti riconoscimenti attribuiti alla sua opera precedente, l'interessante La velocità della luce. Ancora una volta un noir, ma questa volta al viaggio on the road si preferisce l'atmosfera intimista e misteriosa delle Alpi, silente custode di verità e misteri, tradizioni e vissuti umani. La storia è quella di due team di topografi, uno italiano e l'altro svizzero, impegnati nel recupero e nella successiva identificazione di una mummia ritrovata sul Monte Rosa, laddove i confini tra l'Italia e la Svizzera sono mutevoli e incerti, proprio come le personalità dei protagonisti della pellicola.

Ma mutevole e incerta è in fondo anche la pellicola stessa, costantemente in bilico tra commedia noir e thriller retropoliziesco, senza riuscire mai a trovare un equilibrio che aiuti a catturare l'attenzione del pubblico, che passa attonito da siparietti di vita quotidiana abbastanza banali ad indagini piuttosto confuse ed incidentali. In più di un'occasione Papini cerca di instillare dubbi e inquietudine nei suoi spettatori o di farli affezionare ai suoi personaggi, ma raramente centra l'obiettivo, andando a comporre una pellicola tanto ricca e curata da un punto di vista della confezione (montaggio, fotografia, musiche) quanto povera di effettivi contenuti, se si eccettuano gli evocativi voice over folkroristici. A completare il quadro abbiamo un cast tutto italiano -comprendente, tra gli altri, Giovanni Guardiano, Paolo Bonanni e Peppino Mazzotta- competente ma a volte apparentemente fuori ruolo. Un esperimento originale e molto ben realizzato visto i pochi mezzi a disposizione del regista, ma che purtroppo si perde a causa di una sceneggiatura fumosa e poco appassionante.
giudizio: **
(Sabato 7 Maggio 2011)
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