 Un'interessante Tavola Rotonda per un confronto fra due mondi Donne d’Oriente e Donne d’Occidente "L'occidente non deve demonizzare i Paesi Arabi"
di Oriana Maerini  Terni. "Noi donne d'occidente dobbiamo mettere in guardia chi ci governa dal demonizzare i paesi arabi perché la loro storia è legata all'atteggiamento dell'Occidente. La geopolitica tende a mettere un mondo contro l'altro". Questo è il j'accuse lanciato oggi dalla scrittrice Toni Maraini durante la Tavola Rotonda “Donne d’Oriente e donne d’Occidente” che si è svolta stamane a Palazzo Primavera nell'ambito della settima edizione di Popoli e religioni Umbria International Film Fest. All'incontro, coordinato dalla giornalista Monica Maggioni hanno partecipato anche Lina Ben Mhenni (blogger), Lilia Zaouali (storica e scrittrice), Leila Kilani (regista), Izza Genini (regista), Nadia Khiari (disegnatrice satirica), Gabriella Ambrosio (scrittrice), Manuela Maffioli (fotografa). L'evento è stato di grande interesse per la rara opportunità che ha offerto di mettere a confronto due mondi che rischiano di entrare in collisione fra loro. "Le donne arabe sono viste in occidente solo in due modi: prostitute e maltrattate ma le donne che portano il velo non sono sottomesse - ha sottolineato la tunisina Lilia Zaouali. Dopo la recente rivoluzione sono nate decide di associazioni femministe nel mio Paese che rivendicano ulteriori diritti ma molti ignorano che la nascita dei movimenti femministi in Tunisia risale al 1884." "La situazione è peggiorata oggi - sostiene la documentarista di origine marocchina Izza Genini che ha portato in Francia i film del Magreb per far conoscere le tradizioni e la cultura di questa terra. - Mano a mano che il tempo passa mi etichettano sempre di più: prima ero solo Izza, poi sono diventata Izza la marocchina e ora mi chiamano la marrochina ebrea. Un tempo la coabitazione in Marocco fra le diverse etnie e religioni era molto più semplice ed armoniosa".

Un'immagine di Lilia Zaouali, storica e antropologa tunisina
L'incontro ha stigmatizzato l'ignoranza di un occidente che non conosce la cultura specifica dei paesi arabi e li confonde e la superficialità con la quale si trattano temi delicati come quello delle donne velate. "Le donne indossano il velo in occidente anche per una prova d'identità verso una società che ignora le loro tradizioni - ha sostenuto la Maraini. "Velarsi è una scelta e non sempre un precetto religioso. Spesso è una scelta di comodità per sentirsi più libere e protette. La donna velata acquista una dimensione sacra agli occhi degli uomini - ha chiosato la Zaouali". Della stessa opinione è la nostra Monica Maggioni che conosce bene il mondo islamico perchè ha vissuto molti anni in Iran: "Ho conosciuto donne di potere che ricoprivano posti di prestigio nella società ma che continuavano per scelta ad indossare il velo". Ma la provocazione vera è stata lanciata da una giovane donna, la figlia di Toni Maraini: "Vivo in Italia ma ho un padre marocchino e spesso mi sento più a mio agio in Marocco dove riscontro un entusiasmo più vero nella gente. Come mi devo considerare, una donna d'oriente o d'occidente?" Stasera il festival prosegue alle 21.15 presso ill Cityplex Politeama con la premiazione opere vincitrici del 7° Popoli e Religioni e con un riconoscimento alla carriera al Maestro Pupi Avati. Domani continueranno le proposte cinematografiche con l'anteprima del film Il sole dentro di Paolo Bianchini e la proiezione della docu-fiction Non si paga Social Theatre, girata a Maputo, Mozambico; Campagna NOPPAW per il Nobel alle donne africane. Il festival chiuderà i battenti alle 21.00 con l'Evento Speciale 150°: Ma che storia… di Gianfranco Pannone (78’, in collaborazione con Cinecittà-Luce).
(Sabato 26 Novembre 2011)
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