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Dal balletto al cinema, un film che non c'è

Lo Schiaccianoci

Sotto Natale tutto fa brodo...


di Roberto Leggio


Si può appiattire una fiaba?Negare l'essenza del “tutto è possibile” della fantasia di una bambina e ridurla ad una scaltro e artificioso gioco retro-futurista, con nazisti (i topi) e bolscevichi rivoluzionari (operai)? Andrei Konchalovsky, regista russo trapiantato in America, prende la famosa fiaba “Lo schiaccianoci” musicata da Čajkovskij e la trasforma in un “incubo” gotico militarista non rispettando del tutto la magia del testo originale. Siamo nella notte di Natale a Vienna, dove lo zio Albert (smaccatamente identico ad Einstein) regala alla piccola Mary e a suo fratello uno schiaccianoci di legno, pupazzo a metà strada tra Pinocchio e Napoleone, principe N.C. ,trasformato a oggetto di balocco dall'invidia della madre dei Re dei Topi, deposta triste e affamato di potere il cui unico scopo è bruciare i giocattoli e “rattizzare il mondo”. Complice la notte magica per antonomasia, la ragazzina verrà accompagnata dal principe schiaccianoci in una realtà parallela, nel quale, assieme ai dei giocattoli animati, cercherà di soverchiare i piani criminali del Re dei Ratti e della sua malefica e bruttissima madre.


Cercando di essere fedele, ma trasgredendo del tutto il libretto scritto da Ernest Theodor Amadeus Hoffman ed il balletto che ne è derivato; Konchalowski mette in scena un film che con la musica e suoi famosissimi motivetti (come Il Valzer dei Fiori) non ha niente a che fare e nemmeno con la fiaba che ne sta alla base. Tutto frana in un susseguirsi inseguimenti, grottesche battute deliranti e perfino sparatorie da film di fantascienza. Si, certo, c'è la magia della festa, di una favola per bambini, ma non crediamo che il profluvio di effetti speciali di cui la pellicola è piena, riescano a far calare i piccoli spettatori in un mondo immaginifico. Molto è usato come riempitivo, soprattutto nell'uso delle canzoni che paiono più che altro come intermezzi musicali che come vera dialogia dell'opera. Senza contare una recitazione scialba e ridicola (è un peccato vedere John Turturro mascherato come un Andy Warhol impazzito) e un pessimo doppiaggio (lo zio
Albert parla come un italiano tedeschizzato) che rendono ancora più ininfluente la visione. Alla fine resta un film, godibile su piano estetico, vuoto a livello contenutistico e probabilmente noiosissimo ai bambini. Per la cronaca, il film è stato distribuito a livello internazionale l'anno scorso registrando ovunque un flop al botteghino. Il che dovrebbe far rizzare le orecchie...

Giudizio *



(Venerdì 2 Dicembre 2011)


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