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Regista di un film francese che concorrerà agli Oscar

Micheal Hazanavicius

"Il mio cinema contro il 3D"


di Roberto Leggio


Roma – Il cinema ricomincia dal muto. Non è un'esagerazione, ma la pura verità. Michel Hazanavicus, regista francese con due noir seriali alle spalle, ha diretto un film in bianco e nero e muto per giunta come atto d'amore nei confronti della settima arte, Una scelta a dir poco coraggiosa in questi tempi di 3D, 2D e effetti speciali a profusione. The Artist, presentato con grande successo all'ultimo Festival di Cannes (dove ha vinto la Palma al miglior attore), tanto da essere stato uno dei papabili al palmares; riscopre il film degli esordi, dove le gestualità, gli sguardi e la musica erano codici che portavano il pubblico al cinema, facendo grande la settima arte. Il film narra la storia di George Valentin, un divo del cinema muto all'apice del successo, che cade nell'oblio con l'avvento del sonoro. Nel frattempo una comparsa, Peppy Miller, viene catapultata nel firmamento delle stelle del cinema. Due storie parallele che si uniranno anni dopo quando verso la metà degli anni '30 il cinema si imbarca nei musical al ritmo del tip tap “Da anni coltivavo la fantasia di realizzare un film muto” Ha esordito oggi Hazanavicus alla conferenza stampa di presentazione “perché volevo omaggiare Alfred Hitchcock, Fritz Lang, John Ford, Ernst Lubitch e Friedrich Murnau, miei registi preferiti che vengono tutti dal cinema muto”. Una bella sfida, che in parte è stata vinta, in quanto il film che uscirà in Italia il 9 Dicembre distribuito dalla Bim, è in lizza per la notte degli Oscar come miglior film straniero e probabilmente, essendo stato girato totalmente ad Hollywood, anche per la miglior regia e per i due attori protagonisti. Un segnale chiarissimo di come, andando contro le mode, il pubblico sia ancora incline a reputare un film dalla sostanza più che dall'apparenza. In Francia ha sbancato i botteghini e in America dai pochi cinema in cui era proiettato ha aumentato le sale in maniera esponenziale solo dopo la prima settimana. “Non me l'aspettavo, sapevo che poteva essere un'idea vincente. Ma arrivare agli Oscar era lontana da qualsiasi mia fantasia”.

Ma come nasce un'idea del genere?
Per il mio amore per il cinema. Il muto era un genere dove tutto passava attraverso le immagini, attraverso dei segni che il regista sapeva trasmettere agli spettatori. Era un cinema del tutto emozionale e quindi mi sembrava una sfida che se fossi riuscito a portarla a termine sarebbe stata molto gratificante.

Qual è stata la più grande difficoltà per realizzare un film così?
Quella di reperire i fondi per poterlo fare. Da parte mia c'era la determinazione di portarlo a termine, in quanto avevo, e ho, molta fiducia nel format del cinema muto. Al contrario dei film moderni, dove tutto è spiegato a parole, il cinema muto doveva giocare molto sull'immaginazione del pubblico. Lui sa dove mettere le parole, i suoni e dare un senso alla storia, Il cinema muto è pura arte. Il cinema nella sua essenza.

Nessuno gli ha detto che era un follia fare un film del genere oggi?
A dire il vero, la persona più folle in questo progetto è stato il produttore. Mi ha seguito fin dal principio. Ha avuto fiducia delle mie idee e mi ha seguito fino in fondo mettendoci soldi propri. E di questo gliene sarò sempre grato. Il problema era far recitare gli attori con i codici dei film degli anni'20. Non volevo pantomime, non volevo eccedere nella drammatizzazione e perciò mi dovevo fidare totalmente di loro. In pratica hanno dovuto imparare a recitare come gli attori dell'epoca. Ma sapevo che non potevo fallire in quanto Jean Dujardin e Berenice Bejo sono due attori eccezionali.

Oltre alla recitazione il film è anche in bianco e nero...
Non solo. Per poter ricreare un film del genere ho girato proprio come a quei tempi. Invece dei 25 fotogrammi al secondo, che sono lo standard tradizionale di oggi, ho girato a 22 fotogrammi al secondo. Il risultato è stato quello di avere un vero e proprio film degli anni '20.

Pensa che con il successo che ha avuto e la possibilità di entrare nella cinquina degli Oscar, realizzerà un altro film muto?
Fino a qualche tempo fa pensavo che il “muto” era un cinema “vecchio”. Soprattutto oggi con tutte le tecnologie che ci sono in giro. Fin dal principio il mio scopo era di sedurre il pubblico. Nella mia testa era un bel film, se tutti mi dicevano che sarebbe stato un sicuro flop. Adesso posso dire che è un progetto partito dal basso e che punta verso l'alto. Magari non ne farò un altro, però può aprire nuove strade.



(Lunedì 5 Dicembre 2011)


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