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Maestoso e didattico l'incontro di Spielger con la Storia

Lincoln

12 candidature all'Oscar


di Oriana Maerini


12 candidature all'Oscar forse sono troppe ma il Lincoln di Spielger passerà alla storia come uno dei biopic più riusciti della cinematografia mondiale. Grande statista, padre tenero, uomo che ama la gente, formidabile stratega. Il regista de Lo squalo è riuscito a ritrarre in modo mirabile sia il lato politico che il lato umano di un presidente che rappresenta un'icona della storia americana. Lo fa in modo didattico, minuzioso attraverso il racconto della tela politica che Lincoln riusci ad imbastire con le forze politiche delle due camere per far approvare il 13.mo emendamento ovvero il ripudio costituzionale dell'America alla schiavitù. Spielberg insieme al co-sceneggiatore Tony Kushner ha avuto come materiale di partenza un' opera monumentale: il saggip “Team of rivals: The political genius of Abraham Lincoln” della storica Doris Kearns Goodwin e da questo ha selezionato solo un periodo della vita del 16.mo presidente americano: i 4 mesi prima dell'assassinio, decidendo di mostrare il dramma di un presidente stanco e sfiancato dalla guerra alle prese con la tortuosità della politica. Ma il tecnicismo politico (in realtà forse un po' pesante per un pubblico di massa) di questo ritratto è mitigato ed impreziosito da una straordinaria fotografia intima e a tratti commovente dei suoi rapporti familiari. Soprattutto con la moglie-analista Mary (interpreta i suoi sogni) interpretata da una bravissima Sally Field. Una donna fragile ma indispensabile per la determinazione delle sue scelte (sarà lei a pretendere che si "sporchi" in prima persona per procacciarsi i voti necessari all'approvazione dell'emendamento).



Così oltre alla sapienza regista (bellissima la scena iniziale che indroduce il presidente mostrandolo di spalle mentre intervista i soldati neri al fronte) si aggiunge una scelta di contenuto particolarmente azzeccata che riesce ad umanizzare un'icona vivente. Lincoln ha scritto la storia americana con la lungimiranza di chi già capiva l'importanza della tempistica mediatica. "Ora siamo sul palcoscenico del mondo e ora dobbiamo far vedere che siamo in grado di eliminare la schiavitù..." - chiosa Lincoln per convincere i deputati ad approvare il 13.mo emendamento prima della fine della guerra. Attraverso questo film Spielgerb ci propina anche una lezione politica oltre che didattica e pedagogica. Lincoln-Macchiavelli realizza il suo sogno politico e giusto attraverso un mezzo illecito: la corruzione di politici stolti e miopi che non capiscono la necessità storica. Il film è inoltre un esempio di un cinema che esalta la parola ed i suoi virtuosismi puntando tutto sulla loquacità e il carisma affabulatorio del Presidente. Insuperabile la scelta degli attori: da un mostruoso Daniel Day Lewis che si trasforma anche fisicamente sotto il peso del personaggio fino ad un bravissimo Tommy Lee Jones interprete del capo della minoranza radicale dei repubblicani, Thaddeus Stevens che si "tura il naso" vota e fa votare l'emendamento riconoscendo le ragioni per presidente pur mantenendo le sue idee più estremiste. L'unico difetto del film è forse l'eccessiva durata ma è un peccato veniale che possiamo perdonare alla luce dell'ottimo risultato raggiunto.

giudizio: ***1/2



(Mercoledì 23 Gennaio 2013)


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