 Il teatro dell'anima nella Russia di fine ottocento Anna Karenina Sfarzoso, pieno di colore ma un po' troppo lezioso
di Roberto Leggio Il teatro dell’anima. Anna Karenina è una donna ricca sposata ad alto funzionario dello Zar. Durante un viaggio da San Pietroburgo a Mosca, su un treno conosce il giovane ufficiale Vronsky e tra i due scatta un’inattesa scintilla. Diventati amanti passionali, Anna deve cercare di restare “pura” nella bigotta società russa di fine ottocento. Invisa da tutti, ripudiata dal marito Karenin, la donna sfida le convenzioni, ma la pesantezza dell’essere la schiaccerà fino a decidere di suicidarsi sotto un treno. 
Sontuoso nella messa in scena, il film di John Wrigth punta sulla teatralità dell’anima e la commedia della vita, costruendo su palcoscenici che di tanto in tanto si aprono in assolati o tetri panorami, la passione infinita di una donna costretta a sfidare le regole di un mondo cristallizzato ed ottuso. In una sorta di rabbia femminista, Anna Karenina, qui con il volto lunare e algido di Keira Knightley, si carica sulle sue spalle l’emancipazione di un corpo (di molto corpi) che vive per amare. Orgoglio e pregiudizio si infrangono nel clangore di treni in corsa, a dimostrazione che l’amore è il motore dell’esistenza, a prescindere dai diritti e dal prestigio. Valzer infinito di destini infelici, Wright, regista esperto di trasposizioni letterarie (Orgoglio e pregiudizio, Espiazione) descrive le tragedie della condizione umana in un poetico amour fou, attraverso una rilettura quasi “contemporanea” del famoso romanzo di Lev Tolstoy; rimettendosi alle scelte di scrittura di Tom Stoppard che fa rivivere la società russa attraverso le mode ed i costumi dell’epoca. Ma l’età della poco innocente Russia, filtrate attraverso delle innegabili scelte tecnico-linguistiche, rischia di appannare il quadro, lasciando alla fine un senso di vuoto che rende di questo film un capolavoro a metà tra la meraviglia e la distruzione.
Giudizio: **1/2

(Giovedì 21 Febbraio 2013)
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