 Fuga nel mondo dei sogni Il grande e potente mago di Oz Sam Raimi dirige una sorta di prequel del capolavoro di Victor Fleming
di Roberto Leggio Oscar Diggs è un illusionista d’accatto, più propenso alle belle donne che alla magia. Quando, durante una fuga, il suo pallone aerostatico viene afferrato da una tempesta e trasportato nel fatato mondo di Oz, egli crede di aver raggiunto il suo scopo. Soldi a palate, vita da Re, senza sapere che per conquistare dignità e la nomea del mago leggendario, dovrà combattere due streghe cattivissime che soggiogano con l’inganno gli abitanti del Regno. Convinto ad usare le sue capacità “magiche” dalla strega buona Glinda, Oscar grazie alle sue “arti” è tanta illusione, non solo si trasforma nel potente Mago di Oz, ma diventa anche un uomo migliore.

Un film di Tim Burton diretto da Sam Raimi. La connessione è d'obbligo in quanto il modo di fare "cinema" di questi innovatori della settima arte, si incontrano e si scontrano in una sfida sospesa tra immaginazione pura con punte di mistero. Nella summa di queste due fattori ne uscito un film che mette a carte scoperte tutto quello che non si conosceva della mitologia di Oz, così da esplorare le origini del mito. Anche perché Sam Raimi, in questa sorta di prequel, sfruttando la buona sceneggiatura di Micheal Kapner, tratta dai romanzi di L. Frank Baum, infonde di nuova linfa il grande film di Victor Flemming del 1939, ricreando un mondo noto, eppure così sconosciuto, dove a tutti i personaggi viene dato un background mai esplicitamente analizzato dalle storie originali. Senza contare che Raimi citando Thomas Edison, Oudini e il prassinoscopio celebra la più grande delle illusioni: il cinema; cioè la “materia” di cui son fatti i sogni. Cosicché capiamo come un piccolo mago del Kansas diventi il Grande e Potente Mago che tutti conosciamo. Ma non solo, veniamo a sapere come le due streghe cattive dell’Est e dell’Ovest siano diventate tali e come la strega buona del Sud sia la regina indiscussa del Regno fatato. Insomma un film che è un ponte ideale tra il passato ed il presente (l’inizio in bianco e nero sta li a ricordarcelo), dove l’avventura vera e propria si colora di idee di situazioni da avere una familiarità cinefila alla Tim Burton (dalle musiche, alle scenografie), che nel contesto non appesantisce affatto.
Giudizio: ***

(Giovedì 7 Marzo 2013)
Home Recensioni  |