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In fuga dal dolore alla ricerca della spiritualità

Un giorno devi andare

Giorgio Diritti dirige un'altro sguardo nell'anima


di Roberto Leggio


Alla ricerca della spiritualità. Tema francescano per Augusta, giovane di trent’anni che dopo la perdita del figlio e della consapevolezza di non poterne avere più, sente che le certezze su cui aveva costruito la sua esistenza si stanno lentamente sgretolando. Con il dramma nel cuore, parte su una piccola barca nell’immensità della natura amazzonica in compagnia di suor Franca, amica di sua madre, alla ricerca di un proprio sé. Presa coscienza che il mondo occidentale sta conquistando anche quest’ultima propaggine di “ultimi”, Augusta prosegue il suo viaggio da sola in una favela di Manaus sul fiume Rio Negro. A contatto con la semplicità della gente del posto riscopre l’armonia di una vita non assoggettata dai ritmi innaturali. Ma quando anche questo equilibrio viene infranto (un’alluvione, la corruzione della politica e della voglia di riscatto da parte di un ragazzo della comunità), Augusta fugge definitivamente da tutto isolandosi su una spiaggia solitaria incarnando su se stessa la questione universale del senso dell’esistenza umana.


Il cinema di Giorgio Diritti è continuamente alla ricerca del senso dell’anima. Forse perché è quel punto “misterioso” al quale non potremmo mai dare una risposta precisa. Qui gioca al femminile e quindi lo sguardo è diverso, in quanto essere donna (cioè capace di creare la vita) significa approcciarsi alla natura e all’uomo come un tuttuno. La fuga di Augusta (ecco il titolo sarebbe potuto essere questo) è l’apice di un percorso spirituale che inizia con una perdita (cioè della vita) e finisce con la scoperta (attraverso la solitudine) della profondità dell’anima. E per raggiungere la consapevolezza, il suo percorso incappa in una carità egoista, interessata, perpetrata da un pugno di uomini che se da una parte “costruiscono” ospedali dall’altra distruggono l’ambiente con mega alberghi per pochi. La condivisione della miseria (quella vera, quasi poetica di una favela in riva ad un fiume che sembra un mare) sembra darle un senso quasi “divino” sulla semplicità dell’esistenza. E’ un film difficile quello di Diritti, che pone domande senza dare delle risposte, ma che impone a ragionare sull’esistenza come punto d’incontro tra la natura e la spiritualità. Molto partecipato dalla protagonista assoluta Jasmine Trinca, la pellicola si avvale di un’ottima fotografia ma cede ad un finale troppo ostentato, quasi “cristiologico”, dove il fiume rimette al mondo una creatura nuova, che elaborato finalmente il lutto comprende il senso ultimo della vita sulla terra.

Giudizio: **1/2



(Giovedì 28 Marzo 2013)


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