 I patimenti del maestro del brivido Hitchcock Un non "biopic" sulla realizzazione di Psycho
di Roberto Leggio Reduce dal successo “impertinente” di Intrigo Internazionale, Alfred Hitchcock è alla ricerca di un idea più “fresca” per il suo prossimo film. La scelta cade sul romanzo Psycho del giovane scrittore Robert Bloch, che ha tratto la storia da Ed Gein, assassino di professione affetto dal disturbo della personalità. Certo che il film sia un successo, Hitchcock si scontra con i dirigenti dellaParamount che non se la sentono di investire in un film horror con scene di nudo (integrale) e sangue rosso. Rimasto solo a portare avanti la sua “battaglia”, al grande regista non resta che investire soldi (propri), energie e frustrazioni (di un presupposto tradimento della moglie Alma) pur di rendere vivo e unico il suo capolavoro assoluto. Non basta trincerarsi dietro la denominazione “biopic” per raccontare la storia di un uomo. In questo caso Alfred Hitchcock, regista, maestro di thriller e suspence.

Il film dell'esordiente Sacha Gervasi racconta molte cose (il rapporto “dorato” con gli studious e quello contrastato ma necessario con la moglie zb>Alma Reville; l’ossessione per le attrici bionde, il perfezionismo per le inquadrature, la sicurezza del set, sublimazione delle sue fragilità attraverso il cibo) senza però approfondirne nessuna. Anche la scusa di narrare l’uomo attraverso Psycho, film amato, odiato, forse il più perfetto e quello che fu il maggior inaspettato successo commerciale del maestro, non c’entra granché nell’economia della trama. Perché invece di raccontare le vere difficoltà che il film andò incontro per la sua realizzazione (non si parla delle 52 inquadrature della scena della doccia, dei 79 ciack e dei sette giorni di lavorazione; la scelta degli attori poco famosi come Anthony Perkins e del bianco e nero usato per non turbare il pubblico con il colore rosso del sangue) Gervasi incide sulla crisi che investe Hichcock quando suppone una sbandata della moglie nei confronti dell’inconcludente scrittore (e sceneggiatore) Whitfield Cook. Ne resta un film senza guizzi, posticcio (come gli inespressivi e quasi caricaturali prostetici applicati sul viso di Anthony Hopkins), che mette in discussione perfino il legame artistico ed umano che intercorreva tra marito e moglie. Niente mystery per mister Hitchcock dunque e tante aspettative per nulla.
Giudizio: **

(Giovedì 4 Aprile 2013)
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