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I psicopompi forieri di qualcosa che viene dal "cielo"

Dark Skies

Oscure presenze e "segni" di probabili "rapimenti"


di Roberto Leggio


Il cielo nemico. I Barrett sono una famiglia affiatata che vive in un bel quartiere residenziale della città. Tutto fila liscio con i soliti problemucci di tutti i giorni: l'adolescenza un po' critica del figlio più grande, la scoperta del mondo fuori del più piccolino. I genitori sono bravi e attenti, preoccupati da problemi finanziari, anche perché il papà ha da poco perso il lavoro. Va bene, siamo in periodo di recessione e le cose più o meno troveranno un nuovo equilibrio. In questo contesto un po' sospeso qualcosa inizia ad entrare ed uscire dalla loro casa, prima rubacchiando qualcosa di personale (fotografie), poi spingendosi verso veri e propri rapimenti. Senza contare che uno dei ragazzi insiste nel dire che di notte qualcuno (o qualcosa) si introduce nella sua stanza restando nell'oscurità.


La prima cosa che viene in mente vedendo questo film è che il regista Scott Steward si sia cibato delle dinamiche di Paranormal Activity (per la profusione di telecamere sparse in giro per l'abitazione), Poltergeist, Incontri ravvicinati e Signs, in quanto molto (e neanche parzialmente) viene da li. Non ci sono televisori che fagocitano bambini, però a ben vedere quel qualcosa di “alieno” che vaga nella casa è molto simile alle presenze dei film di Spielberg e Shamalyan. Tra i quattro il connubio è abbastanza scontato e quello che resta è un thriller macchiato di horror che Steward dirige senza sbavature, cercando il più possibile di renderlo appetibile al pubblico. I brividi in fondo ci sono, la tensione è mantenuta alta per i canoni che il genere richiede, ma quello che forse stona è che per andare avanti la trama è troppo spiegata, troppo (ad un certo punto) prevedibile.

Giudizio: **



(Giovedì 24 Ottobre 2013)


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