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Non siamo quello che mangiamo...

Something Good

Il thriller alimentare di Luca Barbareschi


di Roberto Leggio


Cosa mangiamo veramente? Attualissimo nella sua crudele criminale realtà Something Good di Luca Barbareschi, affronta la diffusione dei cibi adulterati per profitti multimilionari. La scena è impostata a Hong Kong, città stato, porto franco di malefatte internazionali. Mister Matteo Mercury (il cognome è fittizio) è un bravo piazzista di cibi alterati, diavolo di una grossa organizzazione che ha diramazione in tutto il mondo. Dopo essere fuggito alla cattura in un porto siciliano, si rifugia nel sud est asiatico diventando la punta di diamante di un'industria specializzata nell'immettere sul mercato alimenti tossici presso scuole, istituti e prigioni. Nel suo girovagare tra le luci di una città di facciata moderna, ma dall'anima nera, durante una cena incontra Xiwen, ragazza amareggiata dalla vita dopo aver perso il figlio per una bevanda adulterata. Tra i due è romanticismo più di testa che di corpo, ma tanto basta. L'amore che nasce (e che sarà destinato a morire), porta Mercury a ripensare ai suoi errori. Ma salvarsi l'anima in Cina non è così facile come si crede.


Thriller d'atmosfera con un messaggio potente, il coraggioso film di Barbareschi si fa spazio a gomitate in un genere difficilmente fruibile nel nostro paese, quando a dirigerlo è proprio un regista italiano. A dire il vero, nonostante qualche sbavatura e svolte narrative poco plausibili, Something Good riesce dove molti hanno fallito: raccontare sotto la scorza del noir una piaga che avvelena le nostre tavole e mette a rischio la vita di molti bambini nati nel sud del mondo. Così ci indegna nel sapere le vie (legali ed illegali) che compiono gli alimenti che finiranno nei ristoranti, supermercati e soprattutto in quei paesi (sempre la povera Africa) in cui la fame permette alle attività criminali di aumentare i loro profitti. Girato senza paura con dei codici facilmente ascrivibili al mercato d'oltre oceano (anche se vorrebbe attenersi a certe dinamiche estetiche del cinema asiatico, senza però averne la fisicità), il film di Barbareschi meriterebbe una visione. Perché con candore e molta intraprendenza indipendente riesce a portare a galla un tema scottante e sconosciuto che ha che fare con la nostra salute e la nostra alimentazione.

Giudizio: ***



(Venerdì 8 Novembre 2013)


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