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Salvate il patrimonio culturale mondiale

Monuments Men

Commedia e dramma nell'Europa in fiamme


di Roberto Leggio


Saving international ermitage. Nel 1943, mentre la guerra in Europa fa strage di persone, città e belle arti; il presidente Roosevelt incarica lo storico dell'arte Frank Stokes di organizzare una pattuglia di esperti per cercare di recuperare le opere d'arte che Hitler ha razziato e fatto nascondere per, una volta finita la guerra, convogliarle e metterle in mostra nel egocentrissimo Museo del Fuhrer di futura costruzione. Data l'importanza dell'operazione (in caso di sconfitta del Reich l'ordine del Capo è distruggerle senza remore), Stokes mette assieme un manipolo di allegri “eroi” non in età da combattenti, i Monuments Men, formata da due storici, un mercante, un esperto d'arte, un artista francese, un architetto, un aviatore britannico, un interprete ebreo tedesco e a Parigi si unirà anche la curatrice del Museo Jeu De Paume, che ha trascritto su un agenda tutti “i beni culturali ebrei privi di proprietario”. Giunti sul continente dopo lo sbarco in Normandia, gli otto uomini si sparpagliano sul territorio alla ricerca dei beni trafugati, ma la loro missione, seppur scanzonata, non sarà priva di pericoli.


Al suo quinto film (e dopo il cinico e riuscitissimo Le Idi di Marzo), George Clooney racconta una serie di episodi praticamente sconosciuti della seconda guerra mondiale, dove un gruppo di uomini (che nella realtà arrivò a contare più di 345 unità di diversi paesi) aggregati alle divisioni delle forze armate sbarcate sul continente battezzate (con il bene placito di Roosevelt ed il generale Eisenhower) “Monuments, Fine Arts, and Archives section of the Allied Armies”. Essi salvarono e recuperarono più di cinque milioni di opere d'arte dall'ingordigia nazista e li restituirono ai legittimi proprietari (musei, collezioni private, normali cittadini), mettendoli di nuovo alla fruizione dell'umanità. Un gesto di grande orgoglio per i vincitori, qui mostrati come i migliori in campo al contrario dei nazisti kattivissimi e i russi un po' scoicchini. Infatti, il film, fin dalle prime inquadrature sentenzia una sua ricercata (e nemmeno tanto celata) retorica nel mostrare le “disavventure” di questi uomini d'arte prestati all'esercito in guerra. George Clooney gioca col l'adagio “in guerra niente regole” con il suo cast di grandi star (Matt Demon, John Goodman, Bill Murray, Cate Blachett, Jean Dujardin, Bobn Balabam, Hugh Bonneville) imbastendo un'opera sempre sospesa tra dramma e commedia, pendendo purtroppo per la seconda nonostante la tragedia che si consumava nell'Europa in fiamme. In questo modo, il film, si gode di certe battute irresistibili nei separietti capitanati da Goodman e da Murray e lo è anche quando deve mostrare la caduta sul campo di due “ricercatori di tesori”, uccisi uno con sorriso sulle labbra, l'altro per “eccesso di eroismo”: rinunciando così ad una vera drammaturgia dell'azione in sé. Ne resta così un'opera semplice e senza tante ambizioni, forse incompiuta ma che non rinuncia allo spettacolo. L'onestà di Clooney, però è riposta nel far comprendere come il patrimonio “culturale” sia un tesoro fragilissimo da perpetrare alle generazioni future e che a volte bastano pochi uomini, eroi e non, che con spirito di sacrificio e amore per l'arte siano disposti a dare la vita per esso.

Giudizio: **1/2



(Sabato 15 Febbraio 2014)


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