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Una leggenda giapponese riletta all'americana

47 Ronin

Eroi senza padrone in cerca di vendetta


di Roberto Leggio


L'inizio è quello che non ti aspetti. O meglio l'hai giù visto ne La principessa Mononoke di Myazaki. Lo spettro di quel capolavoro di animazione è invece l'anima di questo film americano (ma ambientato nel Giappone feudale) che vuole rileggere la leggendaria mitologia dei 47 Ronin, ex Samurai, banditi dalle loro terra dopo che il loro padrone venne tradito e ucciso da un usurpatore affamato di potere. Un anno dopo la loro vendetta (vietata dalle rigide leggi del Bushido e dello Shogun locale) fu di sangue: riportarono l'ordine a colpi di spada, riconquistarono l'onore perduto ma dovettero fare Seppuku (Harakiri) tutti assieme diventando una leggenda. La materia in mani giapponesi sarebbe stata perfetta per un film dove l'onore e la vendetta sarebbe stata sorretta da una drammatizzazione atta ad approfondire un periodo storico oscuro per la nostra cultura occidentale, invece essendo stata trattata dagli studious americani la storia in questione si è raggrumata attorno ad un personaggio inventato (un mezzo sangue bianco) immerso in un epoca popolata di streghe e demoni spaventosi. Insomma prendere come spunto la mitologia narrata da Myazaki ne La Principessa Mononoke e traslarla in un film d'azione dove il vero protagonista della storia è un reietto bianco che seppur cresciuto tra i samurai non è mai riuscito a farne parte. Venduto come schiavo dopo che il suo padrone (grazie ad n sortilegio) è stato tradito e spinto ad uccidersi, l'uomo viene liberato e contattato dal capo di quello che resta di un esercito di Ronin, con lo scopo di riportare ordine nel disordine di un regno comandato da forze oscure. Kai, il reietto, veloce di spada ed in cerca di onore, accetta; in quanto lo scopo è anche riportare in libertà la figlia del vecchio signore, segretamente innamorata di lui. La battaglia finale riporterà serenità nel regno ma l'onore della morte segnerà l'inizio della leggenda.


Cerando di penetrare un epoca lontana ai nostri dettami, il regista Carl Rinsch, mette in scena un film ibrido tra la tradizione giapponese e l'individualismo raddrizzatorti americano, fallendo in parte l'impresa. Tutto il film è una continua decantazione dell'onore, ma è la storia ed il contesto a non averne. I 47 Ronin del titolo si schierano contro le forze del male per riprendersi quello che è gli è stato tolto, ma solo pochi (il reietto ed il capo rei Ronin) combattono per un vero ideale. Forse per fedeltà a regole scritte col sangue, ma anche per portare avanti una storia che sembra strascicare eventi fini a se stessi. Anche l'attesa battaglia finale è abbastanza piatta, così come l'uscita di scena del cattivone. Alla fin fine sembra un cartone animato recitato da attori (i componenti della setta dei “maghi”, dove il mezzosangue Keanu Reeves ha appreso l'arte della spada e della magia, sono di fatto dei pelati falchi umani), senza però le intuizioni e la fantasia di Myazaki. Il maestro giapponese avrebbe inoltre inondato di poesia la leggenda delle leggende del Sol Levante. Ma allora avremmo avuto davanti agli occhi un'altra storia. Un altro risultato.

Giudizio: **


Una scena del film:





(Giovedì 13 Marzo 2014)


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