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Fai della bibbia un blockbuster

Noah

Russel Crowe patriarca roso dai dubbi e dai rimorsi


di Roberto Leggio


Quando la mitologia biblica diventa blockbuster. Noah (semplicemente Noè all'italiana) l'ultimo della stirpe di Set, vede uccidere suo padre per mano degli “assassini nati” della stirpe di Caino. Cresciuto dal nonno Matusalemme, diventato adulto, una notte fa un sogno (ricorrente?) in cui il Creatore lo allerta che distruggerà tutta l'umanità, esortandolo però a costruire un'arca capace di stivare tutti gli animali assieme alla moglie, i figli e le loro mogli (e naturalmente i nipoti). Conscio di avere tra le mani il destino “vitale della Terra”, inizia a costruire l'arca difendendola dai continui attacchi del resto degli uomini, quando ormai i segnali della fine si fanno sempre più vicini. Appesantito da dilemmi morali e sulla certezza che gli “uomini” non siano degni della salvezza (e quindi perire senza assoluzioni), gli passa per la testa che anch'egli e la sua famiglia debbano sacrificarsi in cambio di un futuro solo animale. Ma la vera battaglia introspettiva è all'interno dell'arca in viaggio sulle acque tempestose: la sua stirpe è in via di “evoluzione” e quindi qualcosa andrebbe salvato, in barba a qualsiasi ipotesi di incestuosità. La colomba bianca segnerà la fine del Diluvio ed il sangue dei “vittoriosi” si rimetterà ai piaceri del vino.


Raccontare uno degli episodi cardine della Genesi (tra l'altro citato in quasi tutte le religioni monoteiste e politeiste) è di fatto un bell'azzardo. Noè (Noah all'americana) è un personaggio difficile da inquadrare, foss'altro per essere colui che ha messo in salvo tutti gli esseri viventi e di fatto aver ripopolato la Terra dopo una enorme distruzione. La materia di fatto è alquanto ambigua e di per sé ottima per un film dalle molteplici implicazioni. Darren Aronogsky ha scelto la via più semplice e meno complessa, realizzare un block buster dal sapore più fantasy che religioso, con tantissime invenzioni di sana pianta: la figlia adottiva Ili (da quale nascerà una nuova umanità), i Guardiani (giganti di pietra che sarebbero piaciuti a Peter Jackson) e soprattutto un eroe tutto d'un pezzo, che più che patriarca sembra un gladiatore armato di ascia, martello e chiodi. L'arena è una Terra peccaminosa che il Creatore ha deciso di mondare attraverso un diluvio di titaniche proporzioni. Per affascinare e avvicinare il pubblico al protagonista, si spiega che egli è l'unico ambientalista (forse il primo antelitteram), vegetariano con una predisposizione al pacifismo, finché non c'è da menare le mani contro il peccato dilagante. Ma tanto zelo non basta a far si che il film sia indimenticabile. Il kitch grava sull'operazione e anche quando tutto è finito: il mondo rinasce dalle sue “acque” ma non disvela il grande quid che forse il patriarca non abbia agito nel giusto e resti roso dai rimorsi vivendo da deluso per tutta la vita (che durò per 950 anni).

Giudizio: *1/2



(Venerdì 11 Aprile 2014)


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