 Grandi poteri, grandi problemi The Amazing Spiderman - Il potere di Electro Introspezione di un cartone animato in carne ed ossa
di Roberto Leggio La forza di Spiderman, almeno nella sua essenza cinematografica è il suo conflitto interiore tra l'essere l'Uomo Ragno e Peter Parker. Così rilanciando il francise dopo l'estetica di Sam Raimi con Tobey Maguire, l'eroe aracnide adesso interpretato da Andrew Garfield, diventa finalmente quello che è: un fumetto per il grande schermo. Che questa seconda puntata del nuovo Spiderman vada in direzione di un “cartone animato” lo si capisce fin dall'inizio, quando (prendendo in prestito la struttura da Gli Incredibili dellaPixar) il supereroe si trova a dover fare i conti con l'amministrazione di Manhattan, che si trova a dover sostenere spese enormi nel “rattoppare” la città dopo gli scontri dell'eroe. Per fortuna che Spiderman, quando non si arrampica sui muri o volteggia grazie alle sue ragnatele, è il buon ragazzo Peter Parker,un bruttino un po’ nerd che cerca di stare il più possibile vicino alla sua ragazza Gwen, anche se tenerla fuori dai guai è sempre un’impresa titanica. Così cercando di conciliare amore e fede alla guerra ai nemici della società, questa volta l’eroe scalamuri deve combattere contro l’amico Harry Osborne (che si trasformerà in Goblin) e un nuovo devastante nemico capace di controllare l’elettricità. Il resto è la canonica lotta al male che qui, oltre a distruggere mezza città, riempirà di luttuosi sensi di colpa il giovane Uomo Ragno.

A parte gli effetti speciali, un nuovo cattivo, e la morte della sua fidanzata (ma dai alla fine l'ho detto!), questo secondo episodio della nuova trilogia (voluta chissà perché dalla Sony), non porta niente di nuovissimo nella leggenda dell'Uomo Ragno. Tutto è standardizzato e quindi nulla di nuovo si muove sotto la ragnatela “radioattiva” di uno degli eroi meglio conosciuti della Marvel. Andrew Garfield, faccia da bambino in perenne sbalordimento, ce la mette tutta pur di essere un “eroe” normale con problemi di identità, ma perde colpi sotto il peso della tuta che indossa. Senza contare la trama che si sviluppa attorno i quattro destini “segnati” dei protagonisti (ognuno con il suo bel daffare per dimostrare quello che è), che perdono peso più che la storia va avanti. Marc Webb, regista “d’amore e di sentimenti”, riesce in quei ritagli in cui l’eroe amoreggia con la sua fidanzata, sbandando però nell’azione vera e propria. Certo l’apporto più fumettistico al personaggio tiene le fila di un film troppo lungo e zeppo di analisi amletiche, ma ciò alla fine appesantisce il quadro. Senza contare, e non è non è una nota da sottovalutare, una critica alla scienza (la biotecnologia) colpevole di modificare non solo i corpi, ma anche la società. La OsCop è di fatto la malefica corporation scientifica che ha “dannato” Spiderman e condannato New York a combattere contro se stessa. Grandi poteri portano grandi problemi. La citazione è esatta, in quanto questo Amazing Spiderman fa notare la caducità psicologica di un personaggio ormai non più umano, ma solo un cartone della famiglia degli Incredibili (ancora loro, quelli della Pixar), in quanto proprio nel finale egli si destreggia nel duplicare (con battute e atteggiamenti e nell’attesa del combattimento contro un ulteriore nemico) proprio Mr Incredible.
Giudizio *1/2.

(Lunedì 28 Aprile 2014)
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