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Il potere seduttivo del male

The German Doctor

La normale apparenza dell'orrore


di Roberto Leggio


Un ombra nera si aggira nelle lande desolate dell'Argentina degli anni '60. Un uomo qualunque, con un paio di baffetti che parla in tedesco e uno sguardo che seduce, sembra essersi perso nella strada del deserto ai piedi delle Ande. Chiede aiuto e si aggrega ad una famigliola in viaggio per Bariloce, che ha preso in gestione una piccolo albergo di montagna. Da subito l'uomo si interessa in maniera particolare alla figlioletta più piccola che ha difficoltà di crescere in statura e alla madre incinta di due gemelli. Essendo un medico si offre di aiutare la bimba a migliorare la sua altezza e la madre a poter dare alla luce i bambini senza difficoltà. Ma sotto quella normale apparenza, quell'uomo è Josef Mengele il terrificante dottore di “esperimenti umani” nel lager di Auschwitz, riparato in Argentina e inseguito dagli uomini del Mossad. Così, nonostante alcuni dubbi che il capofamiglia prova nelle “cure” che il medico impartisce a sua figlia e a sua moglie, l'uomo porta avanti i suoi studi sulla genetica umana. Il dramma però scoppierà ben presto quando una fotografa è convinta che quell'uomo dai modi gentili molto ben voluto dalla comunità di immigrati tedeschi sia realmente l'aguzzino nazista.


C'è un sottile senso di orrore in questo film di Lucia Puenzo, regista, scrittrice e figlia di ex premio oscar. Il terrore è il volto candido di un medico ossessionato dalla genetica umana, che agisce per un proprio sapere cercando di migliorare la specie coinvolgendo (e seducendo) tutta una famiglia di “impuri” che gli hanno dato ospitalità. La metafora è chiara (Enzo, di origine italiano-india, ha sposato una donna tedesca, che gli ha dato una figlia “imperfetta” e presto sarà madre di due gemelli di cui solo uno dovrà sopravvivere) e l'orrore corre sullo schermo senza mostrare sangue e altri artifici, ma focalizzandosi sulla bellezza del diavolo in fuga, alla ricerca di un luogo in cui continuare a perpetrare il male. Tutto gira attorno (ed è qui forse il punto più agghiacciante della storia) a due bambole; una “imperfetta” come la sua padrona bambina, l'altra come pezzo “unico” che il padre vorrebbe mettere il commercio; speculari immagini di un dramma dalle svariate sfaccettature e molteplici implicazioni. Se non fosse che la trama disveli fin troppi indizi che incanalano in finale già noto (la salvezza di Mengele è implicita e la voce fuori campo della narratrice ci avvisa di molti snodi narrativi), il senso di malessere aleggia quasi sempre, merito di una regia fin troppo calibrata che evita il sensazionalismo ma che sa creare un'atmosfera ipnotica fin troppo reminescente. Restano solo inevase molte domande che la trama dissemina qua e la. La più urgente è: come mai una cosa del genere sia potuta accadere sotto silenzio?

Giudizio **



(Sabato 10 Maggio 2014)


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