.


Film in uscita Recensioni Festival Eventi Sipario Home video Ciak si gira Interviste CineGossip Gadget e bazar Archivio
lato sinistro centro

Home Recensioni      Stampa questa pagina  Invia questa pagina  Zoom: apri la pagina in una nuova finestra


Seconda regia di Alice Rohrwacher

Le meraviglie

Unico film italiano in concorso alla 67 edizione del Festival di Cannes


di Oriana Maerini


Le meraviglie, seconda regia della regista Alice Rohrwacher, è stato l'unico film italiano in corcorso alla 67.ma edizione del festival di Cannese e, alla fine della proiezione, ha ottenuto una standing ovation di 12 minuti. Pubblico e critica sono rimasti favorevolemte colpiti da questa favola rurale, da questo "ritratto di famiglia in un interno di campagna". Il film, ambientato negli anni 90 in una zona di confine tra Lazio, Umbria e Toscana, narra, infatti, di una coppia anticoformista che decide di andare a vivere in campagna con le loro quattro figlie dedicandosi all'apicoltura. Al gruppo famigliare si aggiunge un taciturno ragazzo uscito dal riformatorio che è affidato dalle istituzioni con la speranza di una riabilitazione ed integrazione sociale. Gelsomina, la figlia più grande vive i disagi adolescenziale e sogna di fuggire dall'ambiente bucolico ma al contempo problematico (crisi economica e troppe responsabilità) così decide di iscrivere la sua famiglia ad un concorso TV molto trash intitolato "Il paese delle meraviglie" che premierà il mestiere più interessante.



La regista non nega che la pellicola, di cui è anche scenggiatrice, abbia una base autobiografica (anche lei, insieme alla sorella Alba ha vissuto con un padre tedesco in campagnia negli anni 90) e dipinge, con rara poesia, un bel ritratto per ogni personaggio proposto. Ma se i protagonisti, sia in gruppo che singolarmente, sono molto interessanti lo è meno lo sfondo generale che sfilaccia troppo le vicende della famiglia. La carne al fuoco è davvero troppa: crisi adolescenziale, crisi familiare e coniugale, critica alla TV, crisi economica delle zone rurali.
Tuttavia la Rohrwacher ha il merito di scegliere una cifra stilistica particolare che non induce sulla drammaticità degli eventi ma la avvolge con un'aura di poesia e surrealismo. Visivamente metaforico ed evocativo (il dromedario nel prato insieme alle pecore, la scena in cui Gelsomina fa uno spettacolo con le api che entrano ed escono dalla sua bocca) il film produce un effetto spiazzante nello spettatore perchè l'esercizio di stile della regia non si rapporta al racconto narrativo della vicenda. Ottima la recitazione degli attori, in primis quella della bimba che intepreta Gelsomina e della sorella d'arte Alba.
Da sottolineare il cammeo di Monica Bellucci che, vestita da regina etrusca con un'improbabile parrucca platino, intepreta una presentatrice Tv che con la sensualità volgare è ammirata dalla popolazione locale come un iidolo
televisivo.
L'aspetto più interessante del film è l'analisi di una società matriarcale dove l'universo femminile, a cominciare dalle bambine, è il fulcro della famiglia e dell'equilibrio sociale. Gelsomina con un gesto di grande generosità (ritrovando il ragazzo perduto nell'isola) mostra l'aspetto eroico e salvifico della femminilità.

giudizio: **



(Giovedì 22 Maggio 2014)


Home Recensioni      Stampa questa pagina  Invia questa pagina  Zoom: apri la pagina in una nuova finestra

lato destro