 Rilettura materna dalla famosa fiaba dei Grimm Maleficent La bella “salvaguardata” nel bosco
di Roberto Leggio Tanto, tantissimo tempo fa in un paese lontano, due regni si contrapponevano uno all'altro. Il primo quello degli umani era in guerra perenne con quello della Brughiera, un posto fatato abitato da esseri fantastici, troll, gnomi e fate. Una di queste, Malefica garantiva fin da piccola (con le sue lunghissime ali nere) il giusto equilibrio tra i due “mondi”. Quando, dopo una immane battaglia un Re cattivo viene definitivamente sconfitto, Malefica incontra Stefano, un ragazzo curioso e per nulla intimorito dalla terra incantata. L'amicizia, col tempo che passa diventa amore, ma quando il ragazzo, oramai fatto uomo, diventa Re, tradisce la sua amata scatenando in lei l'ira e la vendetta. A farne le spesa la piccola Aurora, figlia del Re e della Regina, sulla quale Malefica lancia il maleficio dell'arcolaio appuntito. A questo punto la fiaba della Bella Addormentata entra nei canoni classici: le tre fatine la terranno al sicuro fino al compimento del suo sedicesimo anno, ma Malefica al contrario di come ci racconta la storia, veglierà sulla bambina come una madre amorevole che vorrebbe però evitare lo scontro finale con chi le procurò tanto male.

Ribaltando la prospettiva (riscrivendo quasi il senso stesso della favola dei fratelli Grimm e di Perrolt), questo film della Disney, sceglie di mostrare (come lo fece con il precedente Biancaneve ed il cacciatore) la forza femminile in un mondo dominato e reso cupo dagli uomini. Maleficent, gira attorno alla figura della fata buona divenuta cattiva, che “ingannata” nella sua femminilità, cerca di essere un donna-mamma di una bambina che sarebbe stata sua se gli eventi non le si fossero rivolti contro. Così il senso della leggenda (La bella addormentata, appunto) si amplifica di sottotesti, tutti convogliati verso la maternità a qualsiasi costo. Malefica, creatura nata per mettere a disagio i bambini, si tramuta in figura rassicurante e positiva contro la bestialità dell'uomo, da sempre foriero di guerra e distruzione, perfino della propria genia. Ed è proprio su questo punto che il film di Robert Stromberg (premio Oscar per gli effetti speciali per Avatar e l'Alice di Tim Burton) zoppica un po', in quanto, per raccordare i complessi sentimenti della fata/strega/mamma, la trama si perde in vuoti narrativi nei quali non si comprendono invece i sentimenti del vero padre Stefano nei confronti di Aurora, figlia amata, perduta e rianimata da un bacio salvifico (non però dal principe azzurro). Egli ad un certo punto non combatte per lei, anzi lo scopo supremo è distruggere del tutto la strega/fata/amante per accaparrarsi definitivamente il mondo buono e magico della brughiera. Naturalmente, il bene trionferà e la leggenda della Bella Addormentata si compirà definitivamente compiacendo i bambini (che ritroveranno i fili della fiaba originaria) ed i grandi che comprenderanno come la passività femminile sia ormai passata di moda da un pezzo.
Giudizio: **1/2

(Mercoledì 28 Maggio 2014)
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