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In un'altra galassia per la salvezza del nostro “universo”

Interstellar

Il cosmo dentro di noi


di Roberto Leggio


Sarebbe sufficiente pensare a 2001 Odissea nello Spazio, per aprirsi a Interstellar. Che tra l'altro trae spunto da teorie scientifiche molto accreditate, in quanto la supervisione e una parte della produzione è stata portata avanti da Kip Thorne, uno dei principali esperti di Relatività Generale. Le ipotesi sulla distorsione spazio-temporale, le sue aberrazioni, i buchi neri e i wormhole, sono alla base del nuovo film di Christopher Nolan, che con piglio umanistico mette in scena un viaggio nello spazio verso un'altra galassia, alla ricerca di un nuovo posto dove gli esseri umani possano continuare a vivere e prosperare. Molte sono le implicazioni di un'avventura del genere (filosofiche, etiche e psicologiche), che convogliano però in quella più preponderante: l'amore filiale. Così partendo da questo sentimento intimo e molto forte, si ha tra le mani il destino dell'intera umanità, che in un imprecisato futuro molto vicino a noi è destinata alla polvere. Periodiche tempeste di sabbia e una piaga che distrugge i raccolti, ha condannato la nostra Terra alla fame e alla distruzione. Cooper (uno straordinario Matthew Mcconaughey), un ex astronauta, diventato come tutti agricoltore, scopre grazie all'intuito della figlia decenne che la Nasa non ha chiuso i battenti come ha fatto credere, ma sta portando avanti in gran segreto un programma di viaggi intergalattici, grazie ad un enorme wormhole scoperto nelle vicinanze di Saturno. Dato che la Terra ha i giorni contati, gli scienziati hanno mandato in avanscoperta tre missioni con lo scopo di trovare un nuovo mondo su cui trasferire l'intera razza umana e Cooper con un manipolo di astronauti, deve andare a vedere se uno dei tre pianeti presi in esame, sia abitabile. Con l'idea di tornare non più di una ventina d'anni dopo (un'ora nello spazio alieno equivalgono a sette anni sulla Terra) lascia la figlia Murph con la speranza di rivederla cresciuta e pronta ad affrontare un futuro migliore. Ma la missione di papà non è bene accettata dalla figlia, che giudica quel viaggio di speranza un tradimento. La corsa alla salvezza della Terra però non è così semplice come sembra. Da un pianeta interamente d'acqua, ad un altro completamente ghiacciato, l'austronauta riceve immagini della sua famiglia ormai invecchiata. Conscio che il suo ritorno a casa non sarà a breve termine (e che la missione non arriverà al suo scopo), Cooper si ritroverà a varcare uno spazio mentale a cinque dimensioni, convinto che l'ultima speranza è posta nello spazio-tempo, capace di agire sui nostri intenti e sul nostro inconscio.



Visivamente accattivante ed emozionate come non mai, Interstellar non è solo un film di fantascienza. E' un vero viaggio alla ricerca di noi stessi, dove con un finale spiazzante e a sorpresa, risponde forse alla domanda cardine: chi siamo veramente noi? Christopher Nolan, azzarda rispondendo che solo “noi” esseri umani (per ora ancora unici abitatori dell'universo) possiamo essere gli artefici della nostra specie e del nostro futuro. Le galassie, i pianeti, le leggi scientifiche, lo spazio-temporale (che poi è il quid di tutta la vicenda) è solo frutto delle nostre intuizioni e dei nostri intenti. Il suo nuovo film è su questo piano più evocativo di 2001 di Stanley Kubrick (senza togliere nulla a quell'inarrivabile capolavoro) in quanto impone uno sguardo più introspettivo, nonostante la confezione hollywoodiana piena di spettacolari avventure. Seguendo l'adagio di tutti i suoi film, Nolan, ci mostra tutte le pieghe del tempo, basandosi su ipotesi scientifiche suggestive e plausibili, miscelate sapientemente con immagini di pianeti “alieni” di rara e crudele bellezza (l'Islanda in primo piano), costruendo un film intricato, a volte complesso, ma che arriva al traguardo con una chiarezza invidiabile. Ciò conferma che il regista di Inception è un architetto di storie audacissime (Interstellar è forse il suo film più ambizioso), dove la trama si dipana tra intrecci inestricabili, cambiando ed interscambiando la percezione del tutto. Per quando riguarda questa sua ultima fatica, egli si mostra oltremodo capace di fondere il “cosmico” con l'intimo, in una maniera che non si era mai vista prima. Magari non si tratta di un vero capolavoro, ma quello che resta è un innegabile invocazione a salvare la Terra. In qualsiasi maniera a noi possibile.

Giudizio: ***



(Domenica 9 Novembre 2014)


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