 Il sangue e la morte come asticella per l'audience Lo Sciacallo L'uso cinico e pornografico della macchina da presa
di Roberto Leggio Il potere della telecamera e la crudeltà sulla “morte” degli altri. Lou Bloom è un ladruncolo di mezza tacca che rubacchia materiali edili per poi rivenderli sottoprezzo ai capimastri dei cantieri. Lo scopo però non è criminale: Lou cerca un lavoro vero in un paese (il mondo globalizzato), in cui la crisi è sempre alle porte. Nessuno però assume un ladro e Lou è alla perenne ricerca di una occupazione. In una notte “illuminante” vede un incidente stradale con morti e feriti, notando anche una troupe televisiva accorsa li per riprendere tutto e vendere il servizio alla prima rete televisiva che offre di più. Compreso in un attimo che quel “lavoro” potrebbe essere la svolta, si munisce di telecamera e gira per le strade di Los Angeles in cerca di notizie di “sangue”, vendendo i suoi servizi ad una emittente locale specializzate in “morte e dolore”. La sua abilità aumenta di giorno in giorno e quando il business si fa davvero grande, anche la sua etica e deontologia si espande a dismisura diventando spietatissimo pur di mettere a segno uno scoop sensazionale.

L'etica del giornalismo d'effetto è il punto chiave di questo film, in cui il regista mette sotto accusa l'uso cinico della televisione. Certamente il personaggio di Lou Bloom, non è figurante inattivo, è anzi partecipato a mettere in mostra il sangue, la morte, il crimine, per l'audience e per il proprio tornaconto. Su questo piano il film entra nelle pieghe più spietate di un sogno “americano” puntato sulla sopraffazione dell'etica morale, mettendo in primo piano le ambizioni di un uomo qualunque, senza una vera cultura, se non quella percepita ed acquisita da internet. Ed è proprio questa disamina ad essere il cardine dell'opera di Dan Gilroy: l'ignoranza che permette di plasmare il reale in una fiction continua. Jack Gyllenhall, faccia spiritata, parlata affilata e molto controllata, porta su di se (per entrare nel ruolo è dimagrito di dieci chili) il peso di un società che perso il senso della misura. Lo sciacallo (Nightcrawler nell'originale, che starebbe per Lombrico, animaletto insinuoso del fango) è chiunque sia capace di manipolare e creare sensazionalismi da servire col primo caffè della mattina. La pietà è dunque calpestata, lasciata ad essere masticata e risputata attraverso delle immagini forti che solo un mezzo come la televisione (grazie al bene placito di chi sta dietro le quinte) può imporci. C'è molto choc in questa pellicola di denuncia, ma l'emblematico sensazionalismo, si scontra con una narrazione fin troppo surreale da appannare in parte il risultato finale. C'è da considerare però che il film, pur non essendo un capolavoro assoluto (molto è caricato, quasi pornografico) mostra la schizofrenia del nostro mondo attuale. Tanto psicotico, da essere stato assimilato dal nostro codice genetico, da vanificare alla fine la “cattiveria” della società delle immagini.
Giudizio **1/2

(Venerdì 14 Novembre 2014)
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