 L'illusione di un matrimonio perfetto L'amore bugiardo Vittima o carnefice, solo che sia spettacolo
di Roberto Leggio Nick e Amy sono sposati da cinque anni. Sono belli, ammirati, colti nelle loro carriere di scrittori. Soprattutto Amy che ha creato una serie di romanzi ipervenduti che le ha dato una sicura fama. Ma la crisi ha destabilizzato la loro vita. Lasciata New York per una anonima provincia nel Missouri, Nick si è riciclato come proprietario di un bar dal nome sintomatico di The Bar, che gestisce con la sorella. Amy, per “amore” l'ha seguito, ma si è ritrovata ad essere una incompresa casalinga, annoiata e paranoica. Nel giorno del loro quinto anniversario lei scompare lasciando una casa con un tavolino rovesciato, molte tracce di sangue e un diario che fa trasparire una realtà ben diversa da quella di un buon matrimonio. Preoccupato, ma altamente apatico, Nick fa intervenire la polizia. Quando i media iniziano a lavorare sul caso, Nick si ritrova ad essere il principale indiziato di un probabile omicidio.

Gioco al massacro di una coppia nella verità gonfiata, esaminata al microscopio dalla forza evanescente della TV. Tutti mentono, raccontando la loro storia, anche applicandosi a certi cliché del noir. David Fincher dirige un thriller alla Hitckock (soprattutto nella prima parte), giocando a scacchi con gli spettatori, ribaltando ogni dieci minuti punti di vista, indizi e situazioni. Il centro della storia è il peso del matrimonio. Che come mostra egregiamente questa storia, non è mai perfetto. Lui e lei (Ben Affleck e Rosamund Pike, tra l'altro diabolicamente perfetta), sono consci di quanto male possa fare l'amore e quanto dolore possa portare il dilungarsi di un rapporto arrivato (forse) al capolinea. E sono ancora lui e lei, colpevoli o innocenti che siano, ad essere gli officianti di una barbara cerimonia di apparenze che attraverso il matrimonio mostrano l'illusorietà della vita, sospesa tra farsa e crudeltà. E i baci di zucchero (che in qualche modo legano la vicenda) si caricano di metafore che culminano con un finale spiazzante dove vittime e carnefici si trovano a sopportare il peso del male che hanno fatto o che si sono autoinflitti. Come già in altri sue opere, Fincher imbastisce la storia di trame che si defilano dense e concrete in un film nettamente diviso in due, dove proprio nella seconda parte tutto viene ribaltato e visto con altri occhi e altri intenti. Un capolavoro di mosse e contro mosse, in cui il “gioco” mediatico diventa “mostro”, in cui l'illusione morbosa si sostituisce alla reale verità. Da vedere assolutamente.
Giudizio ***

(Venerdì 19 Dicembre 2014)
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