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Vivere in fuga

Corri ragazzo corri

L'infanzia violata e la perdita di identità


di Roberto Leggio


Vivere in fuga. Srulik, un bambino ebreo di otto anni, fugge con l'aiuto del padre dal ghetto di Varsavia, oppresso dalle truppe naziste. Promessogli che sarebbe sopravvissuto ad ogni costo, cambia nome in Jurek e si finge cattolico polacco cercando un posto dove stare, dove sopravvivere e dove poter dare una mano. Il viaggio di un vita sempre di corsa inizia come un'avventura adolescenziale: prima in una foresta con dei bambini come lui, ma poi rimasto totalmente solo vaga di casa in casa, di fattoria in fattoria, alla ricerca di un rifugio dove avere cibo in cambio di lavoro. Nei tre anni seguenti, riuscirà sempre, bene o male a cavarsela, entrando in contatto con persone che lo aiuteranno, altre decise ad ucciderlo, fino a quando a guerra finita scoprirà l'orrore di essere un sopravvissuto senza identità e di aver visto la sua infanzia venire rubata per l'assurdità di un odio senza pari.


Come ogni anno in concomitanza con le celebrazioni del giorno della memoria, ecco arrivare sugli schermi un film che racconta la shoah attraverso storie vere o presunte. Corri ragazzo Corri è storia vera di Yoram Friedman (oggi ottantaduenne, israeliano con nipoti a carico), bambino coraggioso che ha ispirato il romanzo dal titolo omonimo di Uri Orlev, vicenda che vorrebbe essere simbolo della libertà e l'intelligenza contro il terrore nazista. Con questo auspicio, il regista tedesco Pepe Danquart, regola il suo film attraverso gli occhi attenti (e quasi sempre pieni di pianto) di Jurek, vittima di una crudele ideologia, alla quale si contrappone cancellando il suo passato, il suo nome e la sua religione (Mi chiamo Jurek, sia lodato Gesù Cristo!), facendogli comprendere con orrore di non avere diritto ad un posto nel mondo. Ma tutta la sua odissea di “fuggitivo” all'abominio è quanto mai retorico e ricattatorio. Per tutta la durata del film Jurek fugge, si rifugia, viene aiutato e tradito, e piangendo si ritrova ancora in fuga attraverso i campi della storia e dello sterminio, tanto che il pathos alla fine viene totalmente a mancare. E anche il suo sguardo triste inquadra senza metafora che i “cattivi” sono solo i tedeschi, i “buoni” solo i cristiani e gli “indifferenti” solo i russi, almeno nei confronti del massacro che si consuma nella loro avanzata in territorio polacco. In questo modo la pellicola si avvolge pietistica e gonfia di enfasi semplicistica e manichea. Un vero peccato perché con una regia più attenta si sarebbe potuto raccontare un'avventura esistenziale a “simbolo” della carneficina subita da molti minori che “non cominciarono neppure a vivere”. Il film sarà distribuito il 26, 27 e 28 Gennaio in sale selezionate dalla Lucky Red.

Giudizio: *1/2





(Mercoledì 21 Gennaio 2015)


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