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Atleta, sopravvissuto e prigioniero...

Unbroken

Sopravvivere con una volontà di ferro


di Roberto Leggio


Le storie di guerra “non” piacciono a Angiolina Jolie. Non le piacciono perché mettono uomini contro uomini e distruggono senza criterio, famiglie, bambini ed esseri umani. Per la maggior parte i più semplici. Lo dimostra ampiamente con il suo impegno umanitario nei confronti dei sofferenti del mondo. Così, con estetica laicità, racconta la storia di Luis Zamperini, un campione olimpionico universitario, che sopravvisse alla guerra nel pacifico, prima come naufrago per 47 giorni dopo un disastro aereo e poi come prigioniero dei giapponesi in due campi di lavoro per due anni. Una personalità di ferro che ne uscì malconcia psicologicamente, diventando un simbolo dell'incrollabilità dell'animo umano. Forse anche la metafora di un paese che non si prostra a nessuno. Tutto inizia a Olean, un paesino nello stato di New York negli anni '20. Luis è un teppistello figlio di immigrati italiani di Verona, che allo studio preferisce bighellonare facendosi beffe di un poliziotto che puntualmente lo riporta a casa. A cercare di fargli mettere la testa a posto è suo fratello che lo convince (grazie alle sue capacità di corridore) ad entrare nella squadra di atletica della scuola. Luis, che non si tira dietro a niente, in poco tempo diventa un velocista provetto, riuscendo ad essere selezionato per le olimpiadi di Berlino del 1936. Allo scoppio della guerra è il cartografo di uno scassato B24 che durante un'azione di recupero precipita in pieno oceano, dove su un canotto sopravvive con un paio di compagni mangiando pesce crudo e sognando gli gnocchi della mamma. Recuperato dai giapponesi viene internato in un campo dove viene vessato e maltrattato da un caporale con velleità di ufficiale che cerca di piegare la sua indole indomita. Liberato farà una vita normale e morirà quasi centenario senza poter vedere il biopic su di lui.


Costruito su tre atti ben distinti (gli allenamenti, il naufragio, la prigionia), Angelina Jolie mostra la sofferenza e la forza di volontà di un uomo qualunque che resiste (come dovrebbe resistere un vero americano) a tutto. Non solo alle nerbate di un carnefice sadico chiamato l'Uccello (“Non guardarmi negli occhi!”), ma anche alla sua stessa storia. Il Luis Zamperini mostrato sullo schermo non molla, non si piega, magari un po' vacilla e naturalmente ne esce sempre vincitore. In pratica un personaggio bidimensionale al quale per tutta la durata del film manca il mistero, i veri intenti del perché è diventato “indistruttibile”. Angiolina non ce li mostra, velandoli con scene ad effetto racchiuse in rimonte podistiche, pesca a mani nude e una trave tenuta alta sulla testa. Manca in pratica quell'approfondimento che ne avrebbe fatto un uomo oltre le proprie possibilità. Ed è un vero peccato, perché di materiale ce n'era a bizzeffe, tanto che la sceneggiatura è stata scritta dai fratelli Cohen traendola dal romanzo biografico di Laura Hillebrand. Ma neanche così si è riusciti a creare un film d'autore (come probabilmente era negli intenti della regista), facendone solo un'opera appassionata, diretta con cura e magistrale reale manierismo.

Giudizio: *1/2



(Giovedì 29 Gennaio 2015)


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