 Dai bagni pubblici a regina delle Stelle Jupiter Ascending Pastiche fantascientifico, kitsch e rindondante
di Roberto Leggio Jupiter Jones è una bambina nata sotto una cattiva stella. Figlia di una emigrante russa (in terra americana) e di un padre con la fissa per gli astri, assieme ai suoi familiari pulisce i “cessi” e sogna di acquistare un potente telescopio. Quando per soldi decide di vendere i propri ovuli, viene assalita da esseri di un'altra galassia, essendo reincarnazione della matriarca degli Arbasax, potente famiglia aliena; che la vorrebbe con se in quanto avente diritto di possedere la Terra, risorsa di uno stupefacente unguento capace annullare il “tempo che passa”. Salvata da un “umano” geneticamente modificato al quale il committente ha promesso di riavere le proprie ali, Jupiter verrà trasportata ai confini dello spazio, venendo coinvolta in una lotta all'ultimo sangue per evitare che venga alterato l'equilibrio dell'intero cosmo.

Rincorrendo lo stile visionario che li ha contraddistinti, i Fratelli Wachowski, mettono in scena un frullato di tutta la fantascienza fumettistica di cui si sono cibati da ragazzi. Jupiter Ascendig (girato per puro divertimento), mette insieme Star Trek con Silver Surfer, Dune con Brazil e volendo anche Flash Gordon. Tutto assortito da un tripudio di effetti speciali che convergono solo allo scopo di spettacolarizzare una vicenda piuttosto banale. La regina della Terra, è di per sé un ragazza come tante altre, donna di servizio che si trova coinvolta in una faida familiare per lo sfruttamento delle razze “intergalattiche” per garantirsi l'eterna giovinezza. Quindi una donna del “popolo” (frutto di una reincarnazione) che, non sapendo di essere regina, accetta senza porsi nessuna domanda in merito, al suo ruolo galattico. A movimentarle la vita (terrestre e spaziale) è un angelo custode “combattente” munito di scarpe volanti, che la salverà in ogni modo possibile. In tutto questo cattivi consiglieri, fratellastri biechi e assettati di potere che non si fanno nessuna remora a “mietere” pianeti e razze solo per il loro “temporale” tornaconto. Un divertimento assicurato, senza però l'approfondimento di psicologie e introspezioni. La mancanza di scrittura è forse la pecca più evidente di questo divertissement, che nelle intenzioni dei due fratelli che hanno innovato la fantascienza del nuovo millennio, è un salto all'indietro di un genere ormai sempre più codificato al mondo dei supereoi. E' pur vero che i Wachonwski riescono comunque (dove molti altri falliscono) a sintetizzare mode e tendenze, soprattutto in campo visivo, rendendo qualsiasi loro prodotto qualcosa di “autoriale”. Ma in questo caso, rivisitando il bignami del loro cinema, falliscono in parte, anche se in previsione delle moltissime domande rimaste in sospeso dopo i titoli di coda, abbiamo già preventivato almeno due seguiti. Speriamo meno scialbi, frettolosi e ripetitivi.
Giudizio: *1/2

(Giovedì 5 Febbraio 2015)
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