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Dopo l'Oscar con "The Artist" Michel Hazanavicius cambia rotta parlando di guerra

The Search

Pellicola di denuncia con una confezione originale.


di Oriana Maerini


Dopo il meritato oscar con "The Artist, commedia ambientata nella Hollywood del muto, il regista francese di origine lituana Michel Hazanavicius cambia rotta e ci trasporta negli orrori della seconda guerra in Cecenia, nel 1999. Seguendo la sua cifra stilistica lo fa in modo singolare, prendendo a prestito un film del 1948 diretto da Fred Zinnemann, The search, interpretato da Montgomery Clift. Mentre il primo era ambientato nella Germania occupata alla fine della guerra questo remake che porta lo stesso titolo ha come sfondo gli orrori degli occupanti russi in una Cecenia dove infuria un impari conflitto. Il film, seguendo in parte la trama dell'originale, narra la storia di bambino che fuggito dal suo villaggio dopo il massacro dei suoi genitori incontra Carole, una donna capo delegazione per l’Unione Europea, che lo accoglie e gli dona nuovamente la gioia di vivere. Contrapposta a lui c'è la figura di Kolia, carnefice per caso. Un giovane russo di 20 anni, che è costretto ad arruolarsi nell’esercito russo e che si trasforma in boia per sopravvivere.



L'aspetto più interessante di questo film è il suo valore di denuncia civile del massacro di una popolazione, quella cecena, da parte delle truppe russe. Fin dal primo fotogramma in cui un soldato (si scoprirà alla fine che si tratta di Kolia) riprende con una telecamera la brutale uccisione di una coppia inerme di contadini Michel Hazanavicius ci proietta in guerra atroce ma quasi misconosciuta anche nella vicina Europa. Il percorso narrativo che poi si snoda attraverso la vicenda del bambino fuggitivo si sfilaccia un po' via via che il film prende corpo fino a cadere nel melodrammatico (le scene del bimbo fra le rovine fanno pensare a Germania anno 0) quando il bambino si lega affettivamente alla donna che lo ha trovato in strada mentre la sorella maggiore lo cerca disperatamente fra i rifugiati. Più interessante, invece, è la trasformazione di Kolia da ragazzo comune e antimilitarista (si vede all'inizio con la chitarra) a spietato cecchino. Dal punto di vista formale l'aspetto più originale è la circolarità della vicenda. Tutto riparte da dove era iniziato in una sorta di flash forward
messo in atto dallo spettatore, quello che film e quello in sala.

giudizio: **



(Venerdì 6 Marzo 2015)


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