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Torna al cinema il mito delle streghe con effetti speciali firmati da Stivaletti

Janara

Horror indipendente diretto da Roberto Bontà Polito


di Francesco Lomuscio


Il titolo fa riferimento a quelle figure note nella tradizione campana come le streghe, ma che, in realtà, altro non erano che donne emancipate troppo all’avanguardia per essere comprese e rispettate dalla società del tempo, tanto da viverne ai margini.
Donne da sempre temute e rispettate cui tutti si rivolgevano per fare fatture, togliere il malocchio, praticare aborti o elaborare filtri d’amore; una delle quali, nel Settecento, pare sia stata uccisa mentre era incinta – probabilmente di un nobile del posto – e, di conseguenza, spinta a lanciare una maledizione che prevedeva che nessuno avrebbe più potuto crescere un figlio.
La stessa Janara, quest’ultima, da cui sono terrorizzati gli abitanti di San Lupo, paesino in provincia di Benevento, nel primo lungometraggio diretto dal napoletano Roberto Bontà Polito, che vede fra gli interpreti Alessandro D’Ambrosi di Paranormal stories (2011) e Laura Sinceri in Pasolini (2014) nei panni di Alessandro e della moglie gravida Marta, di passaggio nella località per questioni testamentarie legate alla morte del nonno di lei.
Località dove, da qualche tempo, la polizia crede che le sparizioni di bambini siano dovute ad un pedofilo, mentre gli abitanti le attribuiscono, appunto, alla stessa Janara nella cui macabra vicenda finisce invischiata la giovane coppia di protagonisti.



La Janara pericolosa soltanto di notte e tenuta lontano dalle ciotole di sale poste davanti alle porte delle case, in modo che perda tempo a contarne i granelli permettendo di sfuggirle a chi capita sulla sua strada; man mano che nel popolo scoppia una psicosi e che è un sacerdote a rivelarsi conoscitore della inquietante leggenda.
Inquietante quanto la cantilena infantile sfruttata all’interno della colonna sonora – comprendente il brano originale È na Janara di Pietra Montecorvino ed Eugenio Bennato – di un elaborato non privo di evidente citazionismo cinefilo; dal racconto verbale dell’esecuzione della strega che richiama alla memoria le immagini de La maschera del demonio (1960) di Mario Bava alle due bambine spettrali in chiaro riferimento al kubrickiano Shining (1980).
Elaborato tutt’altro che mirato al facile effetto raccapricciante – nonostante la presenza del grande Sergio Stivaletti al trucco – ma atto a privilegiare, al contrario, una certa avvolgente atmosfera al servizio dell’attesa.
Attesa tempestata di incubi e caratterizzata da alcuni momenti che, complice una non sempre convincente recitazione, rischiano a tratti di far sfiorare al tutto un look non distante da quello di una fiction televisiva.
Difetti rientranti tra quelli tipici delle tanto minuscole quanto coraggiose produzioni indipendenti in cui rientra questa opera prima, impreziosita, in ogni caso, da una buona confezione tecnica e destinata a riservare nella parte finale la sua fase più riuscita... prima ancora di tirare in ballo una strizzata d’occhio alla serie Paranormal activity durante i titoli di coda.


giudizio: * 1/2








(Venerdì 1 Maggio 2015)


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